Corriere del Trentino

La cagnetta e il raggiro

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Si fa fatica confessare di essere creduloni. Confesso, con grave danno per il mio amor proprio, e sono pentito, di avere consegnato 40 euro ad un signore che mi aveva recuperato la cagnetta fuggita dal cortile e ritrovata nella spiaggetta sotto casa. Il recuperant­e ha chiamato sul mio telefonino e indicato il nome dell’animale che, come sappiamo, è scritto sul microchip. Un perfetto esempio di efficienza. Ho pagato a malincuore ma soddisfatt­o con le mie nipotine di avere ritrovato la fuggitiva. Rientrando a casa ero perfino contento perché un immigrato aveva trovato un lavoro regolare. Insomma si può sperare.

Però, in Italia, anche nel civile Trentino, c’è sempre un però. Quando a casa, ho controllat­o la ricevuta, strappata da un blocchetto standard, di colore verde-bianco ho visto che non c’era timbro né firma dell’operatore; la data era del 9 gennaio 2017, e soprattutt­o si riferiva a 35 euro pagati da due signori per il trasporto del cane Rex. Io non sono nessuno dei due e la mia cagnetta non ha quel nome. Il cerchio non si chiudeva.

Ora ci sono tre possibilit­à: l’uomo ha truffato la Cooperativ­a 90 alla quale il Comune di Pergine ha affidato il recupero animali fuggitivi; ha truffato solo il sottoscrit­to; ha truffato entrambi perché è solo un farabutto.

Ora mi sento in colpa perché mi sono fidato e non gli ho chiesto di qualificar­si con un documento. Lui è stato più furbo mi ha chiesto un documento di identità e ho consegnato la patente. Non gli sono bastati i 40 euro in contanti. Si ripromette forse qualche altra truffa e guarda caso quel pomeriggio stesso ho ricevuto tre telefonate dalla Nigeria. Non ho risposto: credulone si ma non scemo. Anzi ora chiederò a qualsiasi persona anche in divisa di qualificar­si.

Da questa piccola storia esco sconfitto ma la vera sconfitta è la fiducia: quella verso le istituzion­i e i suoi custodi.

Waimer Perinelli, TRENTO

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