Missione in Libia, sì dell’Svp: «Fermezza legittima»
Zeller: «Bene l’azione del governo». Kronbichler: «Inumano catturare chi fugge, anziché aiutarlo»
BOLZANO La missione italiana anti-scafisti davanti alle coste libiche divide i parlamentari sudtirolesi. Un sì convinto arriva dalla Svp, preoccupata dalle ripercussioni che nuove ondate di sbarchi sulle coste siciliane potrebbero creare al confine del Brennero. Altrettanto deciso il no di Florian Kronbichler, che ancora una volta — come sul decreto vaccini — si dissocia dal suo gruppo, Mdp-Articolo 1.
«Condividiamo l’azione di governo. Chi ne contesta le scelte dovrebbe indicare quale alternativa vi sia alla politica che configura i flussi migratori come problema europeo». Lo afferma il senatore svp Karl Zeller, presidente del Gruppo per le autonomie, annunciando in aula il voto favorevole alla missione italiana in Libia. «Non è sostenibile — sostiene il parlamentare meranese — che l’Europa si defili e non affronti le conseguenze delle scelte che essa stessa ha compiuto» e neppure, aggiunge «è pensabile che gli altri Paesi europei richiedano la sospensione delle regole di Schengen per evitare di affrontare l’emergenza. La missione italiana di supporto alla Libia — conclude Zeller — è importante per le attività di controllo e contrasto dell’immigrazione illegale e del traffico di esseri umani. Le severe regole di ingaggio sono una scelta adeguata. In merito al ruolo delle Ong, chi non approva il codice adottato dal governo italiano si pone al di fuori di un sistema di salvataggio organizzato. È una linea di fermezza del governo che sosteniamo».
Kronbichler, invece, vota no all’intervento. «È stata forse la decisione più sofferta — confessa il deputato eletto da Sel e verdi — , di tutta la legislatura, ma ponderata. Si decideva di fatto sull’invio di navi da guerra italiane in acque di sovranità dello Stato libico. In disaccordo dall’indicazione di voto del mio gruppo, io ho detto no, per motivi umanitari e di autotutela. In parole semplici: Mi sono deciso di votare contro una impresa che è a tutti gli effetti bellica». Kronbichler definisce «il passo dal piano politico a quello militare una bancarotta dell’Europa» nella gestione della crisi migratoria.
«Non ci importa — sostiene — di salvare i profughi, ma di tenerli lontano da noi. Governo e parlamento hanno deciso non di aiutare, ma di catturare chi fugge. È inumano proteggere con armi i confini esterni dell’Italia e dell’Ue. È la logica dell’autodifesa nazionale tanto invocata dal candidato-cancelliere austriaco Kurz, spostata dal Brennero nel Mediterraneo. Ciò che abbiamo chiamato “ingiusto” al Brennero, non può essere giusto a Lampedusa. E poi ricordiamoci: tutte le intromissioni militari degli ultimi decenni in Nord-Africa e nel Medio-Oriente si sono rivelati fallimentari».