Parigi e le anteprime di Degiorgis
Prima Peak a Museion. A maggio Hidden Islam, mostra dedicata ai luoghi di culto ospitata al Diocesano di Bressanone. Poi Eurotunnel
Nicolò Degiorgis fa, manipola, pubblica, espone e distribuisce fotografie. Lo fa a Bolzano dove è nato, ma anche a Parigi, a Calais, Roma e ovunque trovi spunti per raccontare il mondo che lo circonda. Sono le 11 di mattina quando arriva a Museion piuttosto trafelato. Ha appena terminato il corso di fotografia per i detenuti del carcere via Dante e da pochi giorni la seconda della sue anteprime di Hämatli & Patriae campeggia nel passage del museo d’arte contemporanea bolzanino di cui è stato nominato guest curator per il 2017. Peak è solo la seconda delle cinque presentazioni di libro d’artista previste a Museion in attesa del debutto ufficiale di settembre, ma è passato a dare un’occhiata prima di rilasciare l’intervista e di partire per Roma dove è atteso per un workshop. Degiorgis sembra uno studente modello, tanto bravo quanto «inquadrato», ma è solo apparenza, perché raramente capita di incontrare qualcuno altrettanto imprevedibile, forse persino suo malgrado. Basta un banale «come va?» per trovarne conferma: «Bene, nonostante le disavventure. Ero appena uscito da un cinema di Montparnasse a Parigi, dove mi trovavo per una residenza d’artista, e sono stato rapinato da una banda. Mi hanno preso il bancomat e sono andati a prelevare tenendomi sequestrato per circa mezz’ora».
Devono essere stati minuti lunghissimi.
«A dire il vero è stato un sequestro che potrei definire relazionale. Abbiamo anche parlato molto, la lunghezza della rapina è dovuta al fatto che ho provato a rifilare i codici del bancomat sbagliati. Ovviamente se lo aspettavano e per questo mi hanno trattenuto. Poi hanno atteso la mezzanotte perché si esaurisse il tetto del prelievo quotidiano e partisse quello del giorno successivo».
E dicono che Parigi sia militarizzata...
«Confermo, non appena mi hanno rilasciato, ho notato tre uomini all’interno di un’utilitaria a cui ho chiesto aiuto. Erano poliziotti, hanno avvisato i colleghi e in un attimo hanno isolato e arrestato la banda».
Questo ha creato problemi al progetto in corso?
«Avendomi rubato la patente ho proseguito in treno per Dunkerque e Calais dove ho visitato i campi profughi dei migranti che tentano di raggiungere l’Inghilterra. È un lavoro che il 10 aprile sfocerà in una mostra all’istituto italiano di cultura. Si intitola Eurotunnel e prevede un tunnel che collegherà due spazi che ospiteranno decine di migliaia di piccole immagini che mostrano, in negativo e in positivo fotografico, il viaggio in mare dei migranti».
Foto scattate durante i viaggi a Dunkerque e Calais?
«No, solo una, le altre non sono foto mie».
Nessuna foto ai profughi?
«Sì ne ho fatte molte, ma solo per i loro profili Facebook».
Prego?
«Sì, i profughi sono sempre attaccati allo smartphone e ai social network, collegati con il paese di provenienza e con quello che sperano di poter raggiungere. Per mia fortuna, perché grazie a un profugo afghano ho potuto ricomprare una scheda per il mio telefono».
Da un profugo?
«Lui ha chiamato un amico in Inghilterra che mi ha caricato la scheda. Ho pagato via paypal con la carta di credito che i rapitori mi avevano gentilmente lasciato. Era molto conveniente».
Il mondo attraverso i suoi occhi non smette di sorprendere. Le presentazioni di «Hämatli & Patriae» saranno sulla stessa linea?
«Dal primo aprile Peak avrà il suo parallelo all’ex villaggio Eni di Borca di Cadore. Si concentra sulle Dolomiti quale elemento caratterizzante del paesaggio dei dintorni di Bolzano, Trento e Belluno. A passage le pagine del libro sono esposte a parete, mentre nell’ex Villaggio Eni, si trasformano in una scultura ambientale triangolare. A maggio terza presentazione con la trilogia Hidden Islam, che comprende il mio libro più noto e premiato sui luoghi di culto islamici in Italia, corredato dai commenti dei lettori sulla pagina di The Guardian che descriveva il mio volume e dal testo Lo sceriffo e la comunità
errante che ho creato per la Quadriennale di Roma. Il partito della Lega è lo sceriffo, la comunità errante è quella islamica. In questo caso il partner che ospiterà l’altra parte dell’esposizione sarà il museo diocesano di Bressanone».
Il museo della Diocesi di Bressanone ospiterà la mostra sui luoghi di culto islamici?
«Sì, è un lavoro sulla libertà di culto, sono luoghi in cui i musulmani pregano perché non sono concesse moschee. Credo sia un gesto molto importante da parte della Diocesi. La quarta presentazione, sarà una sorta di replica della mostra Eurotunnel, partner il museo Plessi del Brennero. Infine, per l’ultima presentazione esporrò mie fotografie all’interno del carcere di Bolzano. Passage, invece, ospiterà foto scattate dei detenuti attraverso un libro d’artista creato appositamente».
Degiorgis pronuncia queste ultime parole mentre si riveste per correre a prendere il treno per Roma. Verrebbe voglia di accompagnarlo per osservare il mondo con il suo stesso sguardo: imprevedibile e sorprendente, in grado di conciliare contrasti e abolire distanze.