«Siamo allibiti La comunità li ha accettati»
Valle del Chiese Bruciata la porta della residenza che ospita 12 persone. La Procura ha aperto un’inchiesta Il sindaco Bazzoli: «Mai problemi, sono incredulo». La Spada: dalla malga ai tirocini, tante attività che proseguiranno
Per Adelino Amistadi non si tratta di un atto di ribellione. Per l’ex sindaco di Roncone «la gente ormai si è quasi dimenticata che ci sono, siamo allibiti». E aggiunge: «È più facile sia stato qualcuno di fuori».
TRENTO Sulla porta verde acqua è impressa un’ombra nera alta poco più di un metro e mezzo. A terra, sopra lo zerbino beige e marrone parzialmente carbonizzato, si è accumulato un mucchietto di cenere grigiastra caduta dal serramento. Sono i segni lasciati all’ingresso della casa per sordomuti di Roncone dal principio di incendio divampato ieri notte e su cui i carabinieri di Tione, insieme ai vigili del fuoco permanenti di Trento, stanno eseguendo gli accertamenti per verificarne la natura. All’interno della struttura, di proprietà dell’azienda pubblica di servizi alla persona «Beato de Tschiderer», sono infatti ospitati dodici richiedenti asilo, elemento che potrebbe essere all’origine di un gesto doloso come già ipotizzato per i casi di Soraga e Lavarone. Tale ipotesi sarebbe inoltre suffragata dal fatto che all’arrivo dei vigili del fuoco lo zerbino apparisse bagnato e, secondo alcuni testimoni, emanasse un «odore particolare». A far luce sull’eventuale presenza di un accelerante potrebbero essere le indagini dei vigili del fuoco, nonostante la cenere della porta caduta sullo zerbino e contenente della vernice potrebbe alterarne i risultati. Un esito che verrà messo a disposizione del nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri a cui la procura ha affidato le indagini, insieme a quelle per i casi di Soraga e Lavarone. Intanto il pubblico ministero di turno Pasquale Profiti ha aperto un’inchiesta per danneggiamenti a carico di ignoti, mentre il procuratore capo facente funzioni Marco Gallina, che segue la vicenda, ha sottolineato che «a inquietare è soprattutto il movente, legato alla presenza dei profughi». I carabinieri non tralasciano però alcuna pista.
Sono da poco scoccate le 3 e il cielo sopra l’Alta Val del Chiese è coperto dalle nuvole. Un uomo si sveglia e cerca di capire se la nuova giornata gli riserverà della poggia. Aperta la finestra, però, a colpire i suoi sensi è un forte odore acre di fumo che proviene dalla casa per sordomuti che sorge a pochi metri dalla sua abitazione. L’uomo allerta immediatamente il 112 e in pochissimi minuti giungono sul posto i vigili del fuoco volontari di Roncone, gli agenti della polizia locale e i carabinieri, che come prima cosa svegliano gli ospiti della struttura, fino a quel momento ignari di ciò che sta accadendo. I pompieri domano in breve tempo il principio di incendio che tuttavia ha già prodotto del fumo, entrato nell’edificio e salito verso le camere al primo piano. «Quando siamo arrivati le fiamme bruciavano da pochi minuti, al massimo mezz’ora» spiega Nicola Marzadri, capitano dell’unità e tra i primi a giungere sul posto. «Abbiamo fatto subito uscire tutti quanti per bonificare i locali dal fumo — continua Marzadri — Ci sono volute un paio d’ore».
«Solo a un cretino potrebbe venire in mente di fare una cosa del genere» è il commento del sindaco di Roncone Franco Bazzoli, che non nasconde lo stupore per l’accaduto: «Quando ho saputo cos’era successo sono rimasto incredulo perché non abbiamo mai avuto problemi con questi ragazzi, né abbiamo mai colto segnali che qualcuno potesse provare avversione nei loro confronti» aggiunge il primo cittadino. Bazzoli non nasconde che «all’inizio c’era stato un po’ di trambusto», la manifestazione di qualche malumore che tuttavia venne ben presto superato. «La nostra è una comunità accogliente — prosegue Bazzoli — e se qualcuno ha commesso un tale gesto, deplorevole e ingiustificabile, avrebbe offeso tutti i residenti delle Giudicarie».
La barriera linguistica pare rappresentare l’ultimo grande freno verso la completa integrazione tra indigeni e forestieri, che attraverso la cooperativa a cui è affidata la gestione della struttura e alcuni volontari delle associazioni locali partecipano a progetti sul territorio. «Hanno una fabbrica in comodato d’uso dove hanno imparato a saldare, alcuni hanno fatto dei tirocini presso delle aziende agricole, uno ha lavorato in malga, altri in una falegnameria» racconta il sindaco. «Attività che si affiancano al corso di italiano, all’orientamento e ad alcuni laboratori organizzati dalle associazioni del territorio» come spiega il direttore del Cinformi Pierluigi La Spada, il quale aggiunge poi che «proprio ieri (giovedì, ndr) abbiamo avuto un incontro di coordinamento da cui è emerso che le attività stanno procedendo in maniera positiva» e che «proseguiranno senza alcun indugio».