IL CENTROSINISTRA AUTONOMISTA E UN FUTURO RICCO DI INCOGNITE
Il centro sinistra autonomista è morto? Se oggi venisse chiesto ai trentini il colore del futuro per il centrosinistra autonomista, è credibile che il nero sia quello dominante. Dopo il 40 per cento di consensi all’ultima tornata referendaria, con i correttivi specifici del caso, solo i «visionari» possono pensare a un nuovo ciclo di governo della provincia per tale configurazione politica. Eppure il Trentino, qualcuno dirà, è stato sempre ben amministrato dalla coalizione Pd-Upt-Patt. Giusto. Vero. Passato. Un anonimo diceva che non si scoprono nuove terre con vecchie mappe, questo è il tema. La gente chiede nuove terre: chiede risposte alle centinaia di disoccupati che anche il Trentino sta producendo, vuole soluzioni per poter considerare un lontano ricordo la crisi economica, vuole convincersi che il futuro sarà migliore. Il driver di simili cambiamenti non può essere la politica basata sull’esercizio del potere, sulla spartizione delle poltrone e sulla logica del «piazerot». Sono indispensabili coraggio, responsabilità, spirito di servizio, capacità di ascolto, fantasia, energia e un pizzico di follia. Nuove mappe e quindi una nuova classe dirigente in grado di poterle interpretare al meglio.Ciò significa che il centrosinistra autonomista è morto? Sì, se non ci sarà una discontinuità forte, vera, riconoscibile di persone, metodo e strumenti. Il Trentino ha fortissimo bisogno di un «reset» politico e poi di un «restart». i vuole poco per affermare che il centrosinistra autonomista sta attraversando una fase di confusione, dove l’incertezza spadroneggia. A differenza sua, però, non ho al momento la certezza matematica che la coalizione Pd, Patt, Upt sia giunta al capolinea. Dipende tutto dalle forze politiche. Se la tipica fibrillazione elettorale, oggi palpabile, caratterizzerà anche i prossimi mesi, le insidie non mancheranno. Viceversa, se verrà recuperata un’azione di governo meno balbettante, la partita del 2018 potrà essere giocata a viso aperto. Certo, meglio scordarsi le percentuali bulgare degli anni passati. La variabile del Movimento Cinque Stelle peserà, non poco, anche in Trentino.
Adesso sembra essere in voga nel centrosinistra autonomista, così si evince leggendo le cronache, un’attenzione spasmodica verso il civismo. A fasi alterne, in verità, ritorna l’innamoramento per la figura dei sindaci che è affascinante ma che rischia di essere una scopiazzatura se non si comincerà a valutare sul campo come le liste civiche, attualmente in funzione in vari Comuni, possano essere veramente utili a un governo provinciale. Con gli slogan non si va da alcuna parte. Al proposito, sul Corriere del Trentino di sabato scorso, il nostro editorialista Marco Brunazzo, politologo, ha scritto: «Il centrosinistra autonomista oggi si connota per partiti deboli e caratterizzati da personalità spesso in contrasto, per la paura di non riuscire a interpretare una società in forte cambiamento e per il timore di non intercettare più il consenso di elettori forse in cerca di altri interlocutori. Anche limitandosi solo a tali temi, c’è molto da riflettere. Prima di discutere della forma, forse sarebbe meglio cominciare a parlare della sostanza». Parole da sottoscrivere.