Il ghiaccio restituisce un soldato italiano
Il rinvenimento in val di Fumo a 2.920 metri. Al lavoro storici e archeologi
Icarabinieri di Carisolo insieme ai colleghi della squadra di soccorso alpino e a Franco Nolise e Cristina Bassi della Soprintendenza dei beni archeologici hanno recuperato ieri in val di Fumo, a 2.920 metri di altitudine, i resti di un soldato italiano della prima guerra mondiale.
TRENTO È una lenta agonia. Da tempo i ghiacciai si stanno ritirando per effetto dell’innalzamento delle temperature. Una regressione costante, un allarme ambientale da tempo lanciato dagli esperti, ma il ritiro dei ghiacciai spesso svela anche reperti storici quasi dimenticati.
È accaduto sulla Vedretta du Fumo, nei pressi di Cima Cavento nel gruppo dell’Adamello. I carabinieri della stazione di Carisolo insieme ai colleghi della squadra di soccorso alpino e a Franco Nicolis e Cristina Bassi della Soprintendenza dei beni archeologici della Provincia di Trento, hanno rinvenuto e recuperato i resti di un soldato italiano della prima guerra mondiale. Il soldato è stato custodito per cento anni dal ghiacciaio e ora il ritiro della coltre ghiacciata l’ha riportato alla luce.
Le operazioni di recupero sono state avviate dopo la segnalazione di Tiziano Temponi. Durante un’escursione l’alpinista ha notato nel ghiacciaio la presenza di resti umani e ha allertato Provincia e carabinieri. Il soldato italiano indossava ancora parte dell’uniforme e probabilmente era sepolto all’interno di un crepaccio. Al recupero hanno partecipato anche gli esperti del «Museo Pejo 1914-1918: la guerra sulla porta», le guide alpine e il nucleo elicotteri della Provincia. Dopo le necessarie autorizzazioni rilasciate dalla Procura i resti del militare sonio stati portarti al cimitero di Trento a disposizione della Soprintendenza. Ora il lavoro passa agli storici e agli archeologi che cercheranno di ricostruire la storia del soldato, anche grazie ad esami autoptici nel tentativo di dare un nome al soldato morto durante la grande guerra.
Non è la prima volta che vengono ritrovati reperti storici nella zona dell’Adamello, il grande teatro alpino che aveva ospitato scene di guerra, durissima. «La guerra bianca» come l’aveva chiamata lo storico inglese Mark Thompson. Infuriò durissima, tra cunicoli scavati nel ghiaccio, trincee ricavate nelle creste delle montagne e cannoni issati sulle cime a forza di braccia. Spesso dal ghiaccio affiorano piccozze, un cappello da alpino o indumenti storici che raccontano e ricordano anni feroci, di sangue, bombe e morte. Anni mai dimenticati. Nel 2012 erano stati trovati i resti di un altro milite ignoto trovato dagli operai della Carosello, la società che gestisce gli impianti di risalita del Tonale, sulle Alpi dell’Adamello-Presanella. Era stato rinvenuto vicino ad una pista e poi recuperato dai carabinieri di Vermiglio e Cogolo insieme agli esperti della Provincia. Nel 2015 lo scheletro di un altro giovane soldato italiano era stato trovato sotto cima San Pellegrino, in val di Fassa, un ghiaione che ha restituito lo scheletro quasi intatto del giovane alpino. Era stato ritrovato da Livio Defrancesco, presidente dell’associazione «Sul fronte dei ricordi», che danni cammina attraverso gli aspri sentieri, teatro, un tempo, di guerra dove alpini e bersaglieri hanno combattuto contro i sudditi dell’imperatore Francesco Giuseppe. Le scheletro era stato rinvenuto durante i lavori di pulizia e manutenzione delle trincee.