Corriere del Trentino

Stranieri, non attuata la sentenza

Permessi di soggiorno, anche a Trento si paga ancora la sovratassa

- T. Sc.

TRENTO Lo scorso 25 maggio, il Tar del Lazio ha annullato il decreto ministeria­le firmato Roberto Maroni con il quale nel 2011 è stata adottata la nuova normativa sui permessi di soggiorno, nella parte in cui ha stabilito che per il rilascio degli stessi debba essere pagato un contributo variabile tra gli 80 e i 200 euro, rispetto alla precedente cifra inferiore. Le questure, Trento compresa, continuano però a chiedere la sovratassa.

La giustizia amministra­tiva ha accolto un ricorso avanzato dalla Cgil e dal patronato Inca. Il decreto annullato istituiva un fondo rimpatri nel quale far confluire la metà del gettito conseguito e i contributi eventualme­nte disposti dall’Unione europea, stabilendo che la quota residua fosse assegnata al ministero dell’Interno per gli oneri connessi alle attività istruttori­e inerenti al rilascio e al rinnovo dei permessi.

Investito della questione, il Tar del Lazio la portò dinanzi alla Corte di Giustizia Europea chiedendo lumi circa la legittimit­à del contributo richiesto. La Corte di Giustizia sentenziò che il contributo fosse «sproporzio­nato» e «atto a creare un ostacolo all’esercizio dei diritti». Di qui la sentenza di maggio.

In buona sostanza, la sovratassa decisa da Maroni ancora nel 2011 era in contrasto con le norme comunitari­e. Con i suoi tempi, la giustizia italiana lo ha verificato e, cinque anni dopo, ha annullato il decreto.

Fine della sovratassa? Troppo facile. Ai cittadini stranieri che richiedono il permesso di soggiorno in Italia si continua a chiedere il pagamento della sovratassa per rispettare una norma non più in vigore. Il problema, che dal 25 maggio non è ancora stato risolto, è che il sistema informativ­o stampa il permesso solo a fronte del pagamento. Anche la questura di Trento conferma di essere alle prese con il problema e di essere in attesa che venga risolto a livello centrale, non essendo possibile intervenir­e a livello locale. Chi ha la possibilit­à di attendere, lascia congelata la domanda di permesso in attesa che la falla venga tappata. Chi non ha questa possibilit­à paga e, nel caso di famiglie, si tratta di cifre rilevanti.

«Non si capisce — commenta l’esponente del Pd Kristofor Ceko — come sia possibile che una legge annullata continui a valere. Chiederò all’assemblea del Pd di votare una mozione per chiedere che la sentenza del 25 maggio scorso sia attuata senza perdere altro tempo».

Il Tar Annullato il decreto Maroni del 2011

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