Corriere del Trentino

Mar Bianco

- di Gabriella Brugnara

«Da circa una settimana si erano perse le tracce di tre ragazzi italiani in missione “per conto dell’Unesco” alle isole Solovki, in mezzo al Mar Bianco. L’ambasciata italiana in Russia aveva mandato un suo incaricato sul posto. L’Interpol, dicevano le agenzie, si era attivata. Ma niente. E più niente anche sui giornali. Era chiaro che la cosa sarebbe stata archiviata, era già stata archiviata, insieme alle tante altre morti di turisti che ogni anno riempiono le cronache per qualche giorno: un’imprudenza, una fatalità».

Potrebbe essere questa la grande occasione per Alessandro Capace, fiorentino che lavora come freelance per vari giornali locali, e sul settimanal­e Fatti pubblicava, «quando avevo fortuna – è lui stesso ad affermarlo -, brevi interviste a personaggi di secondo o terzo piano dello spettacolo o dello sport, o quella specie di oscena melassa che va sotto il nome di “articoli di costume”».

Da un lato, dunque, il fatto di cronaca, preceduto dal Prologo in cui Enrico Saraceno vede sul suo computer un documentar­io degli anni Venti su uno dei primi gulag sovietici nelle isole Solovki e decide di partire con due amici. Dall’altro i primi tratti di un personaggi­o per il quale « Fatti era anche l’unica cosa» che lo tratteneva dal concludere che, «a trentasei anni suonati, più che un giornalist­a freelance» era «un giornalist­a fallito » . A legare il tutto, la scrittura fluida, il tratto di efficace ironia, che fa da filo conduttore a Mar Bianco, il libro di Claudio Giunta che da martedì sarà in libreria per le edizioni

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