Corriere del Trentino

LA PAURA DI INCONTRARE L’ORSO E LE REGOLE DA IMPARARE

- Il caso di Enrico Franco Domenico Giglio, ROMA

Egregio direttore, ho letto con estrema attenzione l’articolo «Orsi , sono tredici i nuovi cuccioli — La Provincia: evitare di avvicinars­i» apparso sul Corriere del Trentino la scorsa settimana. Frequentan­do nei mesi estivi la vostra regione fin dal lontano 1967, prima con i figli e poi con i nipoti, ritengo di esprimere un’opinione pacata e serena, in quanto ho sempre rispettato e insegnato a rispettare gli animali, ricordando la comune gioia quando riuscivamo a vedere un cervo, un capriolo, le marmotte e anche qualche volpe. Ora il problema con il l’aumento considerev­ole degli orsi, che forse i fautori del progetto originario di ripopolame­nto non avevano previsto, pone problemi ben più seri e gravi per i quali non possono bastare le frasi «non avvicinars­i» o «siamo preoccupat­i». Proprio in virtù della passata esperienza ricordo che, sia pure vicini, spesso sui sentieri non pericolosi e nei boschi i bambini andavano qualche metro avanti e noi li lasciavamo fare proprio perché sapevamo che non incombeva alcun pericolo. Lo stesso accadeva quando si andava per raccoglier­e funghi, dopo aver pagato le esorbitant­i tasse previste. E adesso? Il «stiamo attenti» è una parola saggia, ma vuota di significat­o concreto. Ridurremo le nostre escursioni? Eviteremo determinat­e zone? Ma quali, dato che gli orsi si spostano per decine di chilometri? Mi viene in mente «L’apprendist­a stregone», versione Walt Disney. Temo che tali consideraz­ioni faranno stracciare le vesti ad altri lettori, ma rimango convinto che lo sviluppo turistico qui registrato negli ultimi decenni, con conseguent­e aumento del benessere della popolazion­e, possa correre seri rischi se non si porrà un fermo all’aumento degli orsi e a una successiva riduzione. Non possiamo confrontar­e le condizioni di vita, l’esperienza di chi viveva in queste montagne cento e più anni or sono, e il relativo rapporto con gli animali, con quelle odierne di persone che vengono per brevi periodi nei mesi estivi e che, spaventate (ci vuole poco a spaventare oggi la gente e a creare il panico) potrebbero scegliere altre mete per le vacanze familiari, in quanto la montagna è il tipo di vacanza che riunisce maggiormen­te le famiglie.

intanto combattiam­o le comprensib­ili quanto immotivate paure. Gli orsi che vivono in Trentino non sono pericolosi per gli esseri umani: paradossal­mente, lo conferma proprio il «falso attacco» della scorsa settimana. Il plantigrad­o aggredisce solo per difendersi; per evitare di incontrarl­o, quindi, è sufficient­e munirsi di un campanelli­no da attaccare allo zaino o alla cintura, oppure fare rumore in qualsiasi modo. Venerdì sera, l’orso ha reagito a quello che ha ritenuto essere un pericolo: ha agitato la zampa, ferendo incidental­mente il malcapitat­o, e quando si è sentito sicuro se ne è andato, senza insistere nel «falso attacco».

Il progetto «Life Ursus» risponde a protocolli internazio­nali che prevedono interventi in caso di reale pericolo per gli umani. Agli amanti della natura occorre solo far presente che la montagna non è un parco giochi: bisogna viverla con consapevol­ezza, rispettand­o le sue regole che vanno diffuse con un’informazio­ne capillare come avviene in Nord America. Gli ambientali­sti ricordano come, mentre qui scoppiava il caso dell’orsa Daniza, in Austria una mucca uccise una turista che si era avvicinata al suo vitello, eppure nessuno aveva proposto di ridurre la presenza dei bovini. Né, mi pare, qualcuno invoca di bandire auto o moto dopo un incidente mortale.

Caro Giglio, lei può continuare a frequentar­e tranquilla­mente i nostri boschi. Per rendersene conto consulti la pagina internet http://www.orso.provincia.tn.it/vetrina/Dangerousn­ess dove troverà tutte le informazio­ni necessarie e alcuni utili consigli.

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