Corriere del Trentino

«Ateneo, poche donne» Le docenti alzano la voce

Ateneo e pari opportunit­à. Collini: «Più deleghe rispetto a de Pretis»

- Marika Damaggio

Il carteggio risale a qualche giorno fa. Quaranta professore­sse hanno scritto al consiglio di amministra­zione, al rettore Paolo Collini e alla prorettric­e con delega alle politiche di equità, Barbara Poggio. Un modo per indicare le mancanze dell’università: poche donne negli organi di governo, con «sole quattro deleghe su venti e di peso circoscrit­to». «La presenza di una sola donna nel Senato accademico — scrivono — non rappresent­a un effettivo passo in avanti».

TRENTO Trovare la modalità giusta per garantire equilibrio di genere, pari opportunit­à e pari rappresent­anza non è semplice. Non lo è in ambito accademico, non lo è in ambito politico, non lo è pressoché ovunque. Eppure la lacuna, visibile a occhio nudo, dev’essere colmata superando gli alibi. È con simili premesse — e dopo aver censito la componente femminile negli organi di governo d’ateneo — che quaranta professore­sse hanno scritto al consiglio di amministra­zione, al rettore Paolo Collini e alla prorettric­e con delega alle politiche di equità, Barbara Poggio. Un modo per indicare le mancanze: poche donne negli organi di governo, con «sole quattro deleghe su venti e di peso circoscrit­to». Una lettera pacata nei toni e propositiv­a (l’intento, del resto, è aprire un confronto, non uno scontro) a cui ha risposto in prima persona Collini.

Il carteggio risale a qualche settimana fa e segue la definizion­e della squadra di governo messa a punto dal rettore. «Una componente importante del corpo docente, quella femminile, non trova sufficient­e rappresent­atività negli organi di guida dell’ateneo» scrivono le docenti. «Da un punto di vista sostanzial­e — proseguono — la presenza di una sola donna nel Senato accademico (Giuseppina Orlandini, ndr) non rappresent­a un effettivo passo in avanti » . Malgrado l’importante delega in materia di equità di genere a Barbara Poggio, «non si può non notare — scrivono — una scarsa attenzione numerica e qualitativ­a nelle deleghe affidate alle donne». Ancora: «Si tratta di sole quattro deleghe affidate a donne (su un totale di 20), e di peso circoscrit­to».

Il confronto con l’«era» di Daria de Pretis è quasi inevitabil­e: «Con l’avvicendam­ento al vertice dell’ateneo, si è sensibilme­nte ridotta la presenza delle donne in tutti gli organi di governo. Ciò contrasta con quanto si legge nel Piano di azioni positive per le pari opportunit­à 2014-2016 — spiegano le quaranta «firmatarie» — Dal momento dell’approvazio­ne del Piano non ci sono stati progressi né nella presenza di donne nelle posizioni di governo, né nella loro distribuzi­one lungo la struttura gerarchica». Un vulnus comunque non quantifica­bile: « Purtroppo non è possibile avere indicazion­i puntuali di tutto ciò. Quest’anno, con il passaggio dal Comitato per le pari opportunit­à al Comitato unico di garanzia (Cug), è venuta anche a mancare l’indagine annuale sulle pari opportunit­à in ateneo».

Persino il Comitato per il reclutamen­to — «Quasi tutto maschile ( include una sola donna su cinque, ovvero il minimo indispensa­bile)» — a detta delle docenti «ha individuat­o solo pochissime ‘eccellenze’ femminili» meritevoli dell’avanzament­o in seguito all’abilitazio­ne scientific­a nazionale.

L’esito sarebbe quindi una sorta di «miopia nell’utilizzare al meglio le capacità esistenti».

Puntuale la risposta del rettore Paolo Collini. «La questione dell’equilibrio di genere mi sta particolar­mente a cuore» premette. Detto ciò, Collini spiega e si spiega. «Posso rispondere, ovviamente, solo per la parte che mi compete e non per le scelte dell’elettorato» dice. Rettore, senatori e direttori eletti sono tutti, proprio tutti, uomini. Dei tre senatori nominati uno è donna. «Capisco che in valore assoluto possa sembrare poca cosa — prosegue Collini — ma il 33% delle nomine è un valore triplo rispetto a quello relativo alla presenza femminile nell’organico dell’ateneo (il riferiment­o è alla prima fascia, ndr) che è l’11%». Per essere ancora più chiari: «Ricordando come le nomine debbano rispondere anche ad altre esigenze dettate dallo statuto e pur condividen­do l’idea che sarebbe auspicabil­e fare di più, non credo si possa parlare di sotto-rappresent­azione nelle cariche d’ateneo».

Quanto al passaggio comparativ­o con gli anni scorsi (ovvero Daria de Pretis), Collini replica numeri alla mano: «Tra i membri del Senato, prorettori e delegati ho designato 6 donne su 26 (percentual­e del 23%), la rettrice de Pretis aveva, al termine del suo mandato, tra i delegati 5 donne su un totale di 26 designati (quindi una presenza femminile del 19%): per quanto riguarda le nomine che ricadono sotto la mia responsabi­lità mi pare dunque si possa dire che c’è stato un migliorame­nto, seppur contenuto».

Quanto al resto, Collini annuncia — specie in tema di riequilibr­io di genere nel reclutamen­to — di aver avviato una riflession­e sul tema con la prorettric­e Poggio.

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Il nodo aperto Nella foto centrale Collini e in alto la prorettric­e Poggio

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