Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«L’indennità di Bronzini? Aumentarla è giusto»
Fabio Pollice, rettore a Lecce, fu invitato a rinunciare: «Troppe responsabilità, compensi da adeguare»
Il rettore dell’Università del Salento Fabio Pollice è tornato a parlare del caso legato all’aumento delle indennità per chi è a capo dell’amministrazione degli atenei. In Puglia era stato il primo a proporre l’adeguamento, salvo vedere l’iter interrotto a seguito di una fortissima contestazione dei sindacati che era poi culminata con l’astensione del Senato Accademico al momento del voto.
Rettore, oggi si torna a parlare di indennità. A distanza di mesi che idea si è fatto?
«Credo che sia giusto quello che tanti colleghi in tutta Italia stanno facendo. È la legge che ci consente di mettere in atto questi interventi. Gestisco una università da più di 19 mila studenti e oltre 1200 dipendenti, con un bilancio piuttosto pesante. Questo
comporta responsabilità impressionanti, l’indennità serve a compensare il rischio che si assume un amministratore pubblico. La mia richiesta era di un adeguamento al minimo previsto».
Cosa non è stato capito da chi contesta questo intervento?
«Non è chiaro il fatto che noi dobbiamo penderci cura del settore pubblico e difenderne la managerialità. A livello regionale un validissimo rettore è passato dal dirigere un’università pubblica a dirigerne una privata telematica».
Secondo lei è collegato all’indennità?
«Io penso che nessuno di noi abbia scelto di diventare rettore guardando al compenso. È chiaro però che nel momento in cui noi rischiamo in prima persona, non lo possiamo fare per un’indennità netta di 1000 euro al mese. Come è nel mio caso. E svolgo un lavoro di cui sono orgoglioso che però non prevede sabati o domeniche. Inizio tutti i giorni alle 5 del mattino con le mail di colleghi, dipendenti e studenti».
È una questione di mole di lavoro?
«No, quello che preoccupa è la responsabilità. Pensiamo a questo periodo storico. Ogni giorno gestiamo grazie al Pnrr decine di milioni di euro. Basti pensare che, come università del Salento, siamo impegnati tra gli altri in un progetto regionale di 110 milioni di euro. Forse non è chiaro a chi contesta l’aumento delle indennità questo che tipo di responsabilità rappresenti».
Il problema del settore pubblico è quindi negli stipendi?
«Anche. È certo che se noi come paese non iniziamo a riconoscere delle indennità a chi assume delle responsabilità, difficilmente avremo i manager migliori. Oggi lavoriamo nell’interesse del territorio. Se paragoniamo l’indennità che percepiamo ad altri settori o allo stesso settore negli altri paesi, capiremo quanto quello che noi riceviamo sia ridicolo».
C’è una sottovalutazione nel ruolo?
«Mi sorprende che in Italia si creda che nell’università ci sia gente che non lavora. Varrebbe la pena ricordare che tutta l’innovazione nasce nell’università. Nessuno si domanda perché i nostri studenti siano i migliori nel mondo, vanno all’estero non perché non c’è lavoro qui ma perché sono bravi».
Tornerà a chiedere un adeguamento della sua indennità?
«Ancora non lo so».
Fabio Pollice
Se tornerò a chiedere un adeguamento? Non lo so Nessuno di noi fa il rettore per il compenso