Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Guarda a Oriente il futuro dell’arte violinistica
Il premio Paganini Simon Zhu, tedesco di origini cinesi, suona stasera al Petruzzelli
Quando lo scorso dicembre fu chiamato a sostituire in extremis la coreana Kim Bomsori dall’ente lirico barese, il tedesco (di origini orientali) Simon Zhu eseguì al Petruzzelli una pagina che aveva ben fresca in mente: il Concerto per violino di Brahms presentato due mesi prima alla finale del Concorso Paganini, poi vinto alla grande. Tra l’altro, Simon Zhu, astro nascente dell’archetto, oggi potrebbe vantare un primato: essere stato il primo e unico vincitore del Paganini con presidente di giuria Salvatore Accardo, già suo docente all’Accademia Walter Stauffer di Cremona.
Il celebre violinista napoletano, che nel 1958 fu il primo italiano a conquistare il Paganini, si è infatti dimesso qualche giorno fa dall’incarico assunto lo scorso ottobre in seguito alla recente decisione del Comitato di nominare direttore artistico Nicola Bruzzo, da lui non ritenuto all’altezza.
Intanto, Simon Zhu stasera (ore 19) torna al Petruzzelli, ancora una volta per esibirsi accanto all’Orchestra del teatro, che sarà diretta da Gabriele Ferro, accademico di Santa Cecilia con incisioni per Sony, Emi e Deutsche Grammophon e al capoluogo pugliese particolarmente legato per essere stato nel 1967, ai tempi in cui era docente al Conservatorio Piccinni diretto da Nino Rota, primo direttore artistico dell’allora Orchestra della Provincia
di Bari, oggi Sinfonica della Città Metropolitana. Ferro completerà il programma della serata mettendo a confronto due Ottave Sinfonie, quella Incompiuta di Schubert e quella non meno celebre di Beethoven.
Nel mezzo, il banco di prova per Simon Zhu: il Concerto per violino n. 5 in la maggiore K 219 di Mozart, pagina del 1755 ritenuta la più perfetta della serie di concerti per questo strumento, caratterizzata da un flusso ispirato e continuo della musica. Un’opera che richiede grande brillantezza esecutiva ma al contempo quella disciplina caratteristica non solo dei violinisti, ma in generale dei musicisti orientali. Un tratto distintivo che, secondo un altro grande dell’archetto, Sergej Krylov, spiegherebbe in parte le continue affermazioni di musicisti asiatici ai più prestigiosi concorsi internazionali. E il Paganini rappresenta, in questo senso, un caso emblematico, se si pensa che nell’albo d’oro più recente figurano Kevin Zhu, In Mo Yang, Ning Feng, Mengla Huang e, per l’appunto, Simon Zhu.