Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
La pittura in lutto Addio a Masiello, artista dei misteri
Con Matteo Masiello scompare uno degli artisti più insigni e originali della nostra terra. Dal portamento solenne ma di modi schietti e semplici, non molto incline alla parola facile, era sempre pervaso da un pensiero altro rispetto alle logiche correnti e alla comunicazione invadente, sintonizzato perennemente su un altro pentagramma che dava all’interlocutore la sensazione di un uomo capace di vedere e interpretare le cose in modo unico, forte di un osservatorio interiore che si perdeva nella notte dei tempi e che aveva il sentore dell’eternità. Da questo suo tratto umano la sua pittura era generata e sostenuta.
Negli ultimi tempi gli chiedevo perché non impegnasse il forzato riposo nella pittura, ma lui mi rispondeva di non essere più in grado di creare, segno che la sua arte non era semplicemente frutto di tecnica pittorica bensì espressione di intuizioni e verità interiori che si traducevano in bisogno irrefrenabile di esprimersi con grande energia attraverso il colore e le forme. È difficile infatti ricercare nei quadri di Masiello un legame con la nostra quotidianità; la sua pittura nasce da un continuo confronto con se stesso sui grandi temi della vicenda umana: la Vita, il Tempo, la Morte, il senso nascosto delle cose, il mistero dell’Uomo e del suo Destino, e anche quando, i titoli dati alle sue creazioni ci riportano a momenti di vita vissuta o ad aspetti della condizione umana, questi non vengono mai trattati con una narrazione tradizionale, bensì attraverso il magico irrompere nel tessuto pittorico di forme simboliche e di trame allegoriche.
Questo non significa che nella pittura di Masiello non entri la realtà, tutt’altro! Solo che essa non scade mai a cronaca e non insegue eventi, ma viene trasfigurata in una dimensione più ampia che mira a coglierne i significati più profondi, spesso recuperati sull’onda della memoria e ricercati in uno spazio che non è quello del nostro vissuto, nel quale giganteggiano figure monumentali senza apparente relazione tra loro, chiuse in una impenetrabile incomunicabilità, come icone inamovibili. Di qui la percezione di una dimensione metafisica che si avverte contemplando le sue opere!
I critici d’arte hanno di volta in volta individuato nella sua pittura echi di de Chirico, Bosch, Bruegel, Kafka e persino Fellini, ma lui, pur onorato da questi richiami, in fondo li mal sopportava, non certo per scarsa modestia, ma perché convinto che la sua pittura fosse semplicemente una chiave linguistica e spirituale tutta sua per entrare in una dimensione nella quale l’esperienza umana appare sotto altre forme e relazioni, esattamente come può avvenire in un sogno! Masiello non ha la presunzione di affermarsi come vate che possiede e proferisce la Verità, ma semplicemente propone il suo mondo di forme e colori, oscillante tra tragedia e sarcasmo, come interpretazione di essa.
Perciò le sue opere, rifuggendo da ogni intento didascalico, non sono di facile e immediata lettura e anche quando il senso sembra dipanarsi, ci si accorge che rimangono aspetti nascosti e
La cifra stilistica Il suo mondo di forme e colori oscilla fra tragedia e sarcasmo
indecifrabili che confluiscono in quella dimensione di mistero, di mito e di misticità che si può solo contemplare e che costituisce la cifra più significativa e alta dell’opera del maestro, a cui va la gratitudine della sua terra.