Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
La bellezza nello sguardo di Federico Patellani
Alla sua decima edizione, il Festival dei sensi quest’anno si svolgerà in Valle d’Itria dal 23 al 25. Il tema della manifestazione: «la fiaba». La rassegna ospiterà, nella Stazione ippica a Martina Franca, la mostra «L’Italia fiabesca di Federico Patellani». La critica Giovanna Calvenzi scrive sul tema della bellezza in Patellani
Nella decina d’anni nei quali abbiamo collaborato con Federico Patellani di bellezza femminile non si è mai parlato. Eravamo alla fine degli anni Sessanta e quello che succedeva nel mondo, in Italia e a Milano, era al centro dei nostri discorsi. Da punti di vista diversi ma estremamente dialettici. Patellani
aveva da tempo abbandonato le testimonianze puntuali degli eventi nazionali e internazionali che dal 1939 avevano caratterizzato la sua collaborazione con i giornali e il suo lavoro - e il nostro - si concentrava quasi esclusivamente sui viaggi, quei viaggi nel mondo che erano diventati il suo impegno prioritario e che venivano preparati con grande minuzia organizzativa prima di ogni partenza. Aveva cominciato a dedicarsi prevalentemente ai viaggi nel 1956 e di questo parlavamo: di grandi viaggi, dei pirati della Malesia o dei Caraibi, di Conrad, del Rajah Bianco James Brooke e di Francis Drake. Di bellezza con noi niente. Sapevamo che era stato amico di Anna Magnani, che aveva fotografato mentre prendeva il
sole nel 1943; che era amico di Gina Lollobrigida anche se la sua cameriera aveva cercato, lui conte raffinato e snob, di farlo entrare in casa della diva
dalla porta di servizio. Di bellezza, ma l’avremmo scoperto solo anni più tardi, ne aveva parlato a lungo con Alberto Lattuada, del quale era stato amico e aiuto regista nel 1953, sul set di La Lupa, a Matera, dove tuttavia aveva realizzato immagini straordinarie della città dei sassi, dedicando un’attenzione fotograficamente meno impegnativa alle due belle protagoniste del film, Kerima e May Britt.
Durante la nostra frequentazione quotidiana sembrava non pensare mai al passato, sembrava non avere rimpianti o ripensamenti nei confronti della sua vita precedente. Parlava poco degli anni pieni di fervore creativo nei quali, con Alberto Mondadori e una straordinaria redazione (Salvatore Quasimodo, Bruno Munari, Elio Vittorini, Indro Montanelli, ecc.) avevano dato vita al settimanale Tempo, il primo grande periodico illustrato italiano, nato nel 1939 sulle orme di Life. Lavorare come fotogiornalista in un settimanale che conosceva Life ma che lo traduceva e lo interpretava adattandolo alla realtà italiana era stata per lui un’esperienza preziosa ed estremamente formativa. Oreste del Buono nel 1995 così ricorda: «Tempo è un capitolo importante della storia del giornalismo italiano. Lo volle fortemente il primogenito di casa Mondadori, Alberto, che a venticinque anni ne fu il direttore impaziente e fervido». E continua: «A Tempo pareva non esserci più differenza tra fotografi e giornalisti. Erano tutti giornalisti e tutti fotografi. Ma almeno una differenza c’era e non poteva essere ignorata. Quella intercorrente tra Federico Patellani sia nelle fotografie sia negli scritti, rispetto agli altri».