Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
I PALLIATIVI CONTRO LA CITTÀ MAFIOSA
Il presidente (fino a ieri) della squadra di calcio della città agli arresti domiciliari, l’editore del suo più antico quotidiano indagato per collusione con la mafia. Forse in qualche provincia latinoamericana, non da noi, nella Puglia con un grande avvenire alle spalle. Aggiungiamoci nelle more delle inchieste il coinvolgimento di alcuni funzionari della più importante banca, e a questo punto mancano solo la Curia e San Nicola per dare l’immagine di una Bari così diversa da come viene descritta. Qui non sono in ballo i poteri forti classici. Qui sono in ballo movimenti carsici di poteri interscambiabili fra di loro, duttili e malleabili. È quella vasta zona grigia di cui tanto sulle colonne del Corriere del Mezzogiorno abbiamo parlato. Quella in cui la notte rende tutti dello stesso colore, quello dei soldi. Sporcano tutto, ogni cosa viene lordata dal loro denaro che puzza di corruzione, cinismo, disprezzo delle istituzioni troppo spesso piegate al loro volere.
Non sono in discussione ovviamente le vittime di queste situazioni, peraltro da chiarire nelle aule dei tribunali: i giornalisti di un quotidiano, come i tifosi di una squadra o gli azionisti di una banca. Siamo ad un livello assai più alto, a cui solo menti raffinate come quelle di Falcone e Borsellino avevano osato avvicinarsi. I poteri delle mafie si espandono in maniera esponenziale nonostante e a dispetto delle inchieste. La loro pervasività sottrae allo Stato energie, denaro, figure professionali. Una città come Bari, che produce un disastro simile, può dirsi vittima? In un immaginario processo a Giancaspro con quale coraggio Comune o Regione potrebbero costituirsi parte civile? Le stesse istituzioni hanno riverito per anni questi ed altri personaggi simili. Si continua a trattare la questione mafie come un problema di ordine pubblico, così come quello dell’insorgere dello squadrismo fascista. Più poliziotti e più telecamere. Che pure servono come il pane. Ma il racconto della città è quello di un luogo di mercimonio di interessi trasversali indicibili, in cui i clan non sono spalle o fiancheggiatori, sono protagonisti capaci di piegare ai loro disegni quei poteri forti. Certo, possiamo nascondere la polvere sotto il tappeto e coprirla con una sfilza di inaugurazioni e celebrazioni di arte e cultura già programmate in vista delle prossime elezioni. Ma Bari è città mafiosa. Prima gli amministratori ne prenderanno atto e meglio sarà, soprattutto per i nostri figli.