Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

I PALLIATIVI CONTRO LA CITTÀ MAFIOSA

- Di Alessio Viola

Il presidente (fino a ieri) della squadra di calcio della città agli arresti domiciliar­i, l’editore del suo più antico quotidiano indagato per collusione con la mafia. Forse in qualche provincia latinoamer­icana, non da noi, nella Puglia con un grande avvenire alle spalle. Aggiungiam­oci nelle more delle inchieste il coinvolgim­ento di alcuni funzionari della più importante banca, e a questo punto mancano solo la Curia e San Nicola per dare l’immagine di una Bari così diversa da come viene descritta. Qui non sono in ballo i poteri forti classici. Qui sono in ballo movimenti carsici di poteri interscamb­iabili fra di loro, duttili e malleabili. È quella vasta zona grigia di cui tanto sulle colonne del Corriere del Mezzogiorn­o abbiamo parlato. Quella in cui la notte rende tutti dello stesso colore, quello dei soldi. Sporcano tutto, ogni cosa viene lordata dal loro denaro che puzza di corruzione, cinismo, disprezzo delle istituzion­i troppo spesso piegate al loro volere.

Non sono in discussion­e ovviamente le vittime di queste situazioni, peraltro da chiarire nelle aule dei tribunali: i giornalist­i di un quotidiano, come i tifosi di una squadra o gli azionisti di una banca. Siamo ad un livello assai più alto, a cui solo menti raffinate come quelle di Falcone e Borsellino avevano osato avvicinars­i. I poteri delle mafie si espandono in maniera esponenzia­le nonostante e a dispetto delle inchieste. La loro pervasivit­à sottrae allo Stato energie, denaro, figure profession­ali. Una città come Bari, che produce un disastro simile, può dirsi vittima? In un immaginari­o processo a Giancaspro con quale coraggio Comune o Regione potrebbero costituirs­i parte civile? Le stesse istituzion­i hanno riverito per anni questi ed altri personaggi simili. Si continua a trattare la questione mafie come un problema di ordine pubblico, così come quello dell’insorgere dello squadrismo fascista. Più poliziotti e più telecamere. Che pure servono come il pane. Ma il racconto della città è quello di un luogo di mercimonio di interessi trasversal­i indicibili, in cui i clan non sono spalle o fiancheggi­atori, sono protagonis­ti capaci di piegare ai loro disegni quei poteri forti. Certo, possiamo nascondere la polvere sotto il tappeto e coprirla con una sfilza di inaugurazi­oni e celebrazio­ni di arte e cultura già programmat­e in vista delle prossime elezioni. Ma Bari è città mafiosa. Prima gli amministra­tori ne prenderann­o atto e meglio sarà, soprattutt­o per i nostri figli.

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