Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Il piano di Conte per un «Sud laboratorio» Ma su Palagiustizia e Tap nessuna risposta
Ha parlato del Sud come di un laboratorio per un nuovo intervento pubblico in economia. Ha fatto riferimento all’alta velocità e alla spesa dei fondi europei. Si è soffermato sul ruolo delle imprese. Ecco il succo del discorso con cui il premier Conte ha inaugurato a Bari l’82esima edizione della Fiera del Levante. Nessuna risposta alle domande di Emiliano e Decaro su Tap, Palagiustizia e periferie.
Due cose sono attese all’inaugurazione della Fiera del Levante: un progetto sul Sud e un’anticipazione sulla manovra economica. Il premier Giuseppe Conte, secondo pugliese ad inaugurare la Campionaria dopo Aldo Moro nel 1975, taglia il nastro della 82/a edizione e risponde solo alla prima sollecitazione, tace sulla seconda. «Dedicheremo attenzione al Sud – dice il premier – e non perché io sia pugliese. Vogliamo fare del Mezzogiorno il laboratorio di un nuovo intervento pubblico in economia: con la Cassa depositi e prestiti stiamo studiando gli strumenti». Dettagli non ne fornisce. Parla però di (abituali) forme di incentivazione come «la decontribuzione» per le assunzioni e strumenti per favorire «le start up». Sempre con pochi particolari – qui siamo al secondo punto, quello su cui glissa – fa capire di non poter «fare alcuna anticipazione» sulla manovra. Si limita a ribadire che «reddito di cittadinanza e riforma fiscale saranno i pilastri» per una manovra «di equità sociale».
Senza risposta pure le sollecitazioni arrivate poco prima dal sindaco Antonio Decaro e dal governatore Michele Emiliano: sui fondi per le periferie e sul palagiustizia inagibile di Bari (il Comune), sulla decarbonizzazione dell’Ilva e lo spostamento dell’approdo del gasdotto Tap (la Regione). Ma non c’è da stupirsi: è da tempo che all’inaugurazione della Fiera non si assiste più ad uno scambio di domande e risposte tra enti locali e governo.
Il discorso di Conte è incentrato, in omaggio al luogo, alle imprese e al ruolo propulsivo che possono avere nel creare benessere. «La nostra attenzione – dice il premier – è riservata ai cittadini. Ma anche le imprese sono comunità di cittadini: i loro amministratori, i consumatori, i lavoratori». Aggiunge che «la lenta ripresa in atto è frutto della connessione» delle aziende «ai grandi flussi commerciali». Evoca traffici, commercio, connessioni internazionali. Poi allude alla necessità di ridare slancio al porto di Gioia Tauro e si interroga retoricamente sul ruolo che possono svolgere Italia e Mediterraneo, al centro di flussi che si snodano tra Europa e Oriente.
Conte, in questa chiave, disegna una scena che guarda allo «spazio globale» delle relazioni internazionali, poco incline verso le posizioni sovraniste della componente leghista del governo. «Il vento del commercio mondiale – dice – gonfia le vele della nostra economia».
Il premier lancia, anche qui con scarsità di particolari, un piano per le infrastrutture, soprattutto nel Sud. In particolare evoca la necessità dell’«alta velocità» sulla dorsale adriatica. «Mi muovo agevolmente in treno tra Firenze e Roma – dice – ma quando vado a Foggia, dai miei genitori, mi accorgo che i trasporti sono un disastro». In questa chiave possono essere utili i fondi Ue. Fermo restando che «dobbiamo migliorarne l’uso». Qualche miglioramento c’è. «Eravamo ultimi in graduatoria, ora siamo penultimi». Il premier invoca un ruolo «sociale» per l’impresa «responsabile» che mira alla crescita economica ma rispetta l’ambiente. Pare una replica a Emiliano che poco prima ha sollecitato la decarbonizzazione per l’Ilva, due forni elettrici al posto dell’altoforno 5 e il rispetto dell’ambiente. «Abbiamo migliorato il livello occupazionale – risponde il premier sul Siderurgico – garantendo gli stessi diritti. Abbiamo migliorato anche il piano ambientale. A queste condizioni non si poteva fare di più». Lascia la platea con un incoraggiamento. Va rianimata «quella fiducia e quella forza morale» che nel secondo Dopoguerra ha fatto «grande questo Paese».
Silenzio sulle parole di Decaro e sul suo emozionato discorso di commiato (scade l’incarico, si ricandida in primavera). Delle sue domande inevase abbiamo detto. Anche se il premier, a lui che è presidente Anci, manda a dire che si rivedran-
Discorso È stato anche incentrato sul ruolo delle imprese e sul ruolo propulsivo che hanno per creare benessere