Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

«La ragione del terrore» spiegata in uno spettacolo

Prende forma ai Cantieri sotto gli occhi del pubblico il nuovo lavoro di Koreja

- Red. Cult.

Vedere un nuovo spettacolo prender forma è un’emozione che può segnare uno spettatore, tanto più se quello spettatore decide di seguirne lo sviluppo nel tempo. E’ per questo che è diventata ormai un’abitudine di tante compagnie quella di verificare «in pubblico» il loro lavoro man mano che procede. Così, la compagnia Koreja presenta a Lecce in questi giorni ai Cantieri di via Dorso (ancora questa sera alle 20.45 e domani alle 18.30) il «primo studio» del suo nuovo spettacolo La ragione del terrore per la regia di Salvatore Tramacere, la drammaturg­ia di Michele Santeramo, e l’interpreta­zione in scena di Anna Chiara Ingrosso e Fabrizio Saccomanno.

scena, c’è un uomo che ha bisogno di farsi perdonare qualcosa, un fatto grave, qualcosa che lei, la donna, proprio non riesce a dimenticar­e. Per farlo, ha bisogno di raccontare quel che è successo a un pubblico, perché ciascuno tra i presenti comprenda la ragione del terrore. Sembra un destino connaturat­o all’uomo: si reagisce al male subito con il male, in una spirale che sembra essere senza soluzione. Se hanno distrutto la città in cui vivevi, se hanno ammazzato i tuoi, se ti hanno costretto a lasciare tutto e scappare, come vuoi reagire? Il male non esisterebb­e se non fosse nell’uomo, nel singolo uomo. E allora, se è così, anche la soluzione al male deve essere nell’uomo.

Lo spettacolo prova a ragionare su questi temi per provare a capire se esiste una ragione al terrore provocato. Al dolore, alla violenza. C’è una raIn gione? E se sì, è condivisib­ile? La ragione del terrore è un paesaggio fatto di grotte abitate da persone. È un racconto accaduto in Italia pochi decenni fa e non è ambientato nella preistoria. In posti come questo i sogni devono essere veri. Che poi, i sogni, se non fossero vita vera, perché ci farebbero sudare, e palpitare ed emozionare? E qui, sono rimasti solo i sogni a dare speranza alle giornate. Ma, pian piano, Riflettend­o intorno a questi temi, si fa strada l’idea che c’è una soluzione umana a tutto questo: forse si chiama stanchezza, o codardia; ma c’è, forse, una maniera per scardinare ogni ragione del terrore.

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Due in scena Anna Chiara Ingrosso e Fabrizio Saccomanno

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