Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
La Puglia volta le spalle al Pd Emiliano: «Renzi egoista»
Premiati dalle urne solo i capilista di Camera e Senato Tregua finita, è già ripreso lo scontro interno
La strategia di Michele Emiliano non ha funzionato. La batosta sul Pd a livello nazionale, in Puglia è stata, se possibile, ancora più forte e dolorosa. Eletti solo i capilista di Camera (4) e Senato (2): dei 6, tre di marca emilianista.
Che cosa non ha funzionato tanto da far registrare bocciature molto pesanti? Basti pensare alla vice ministra dello Sviluppo economico, Teresa Bellanova, che nell’uninominale ha sfidato anche Massimo D’Alema; a Fabiano Amati, con un passato da assessore regionale e ancora seduto in Consiglio, politico fasanese con un ampio bacino di elettori; all’assessore regionale all’Ambiente Filippo Caracciolo, clamorosamente abbandonato dagli elettori proprio nel suo regno indiscusso, il collegio di Andria. Insomma, una sconfitta anche dei singoli, oltre che del simbolo del partito di Renzi.
Il commento di Emiliano è arrivato nella tarda serata di ieri: «Dalle sconfitte, anche quando sono annunciate e pesanti, bisogna sempre trarre insegnamento per rilanciare la propria battaglia per il bene comune — ha detto —. La comunità del centrosinistra esiste, è smarrita e ha bisogno di ritrovarsi e rifondarsi. Renzi punta alla sua autoconservazione, sta pensando a come rientrare in partita, non a come far rientrare il Paese in partita. Per questo finge di dimettersi». E ha aggiunto: «La nostra prospettiva è sempre stata opposta, facciamo politica per governare, sulla base di programmi condivisi dal basso, coerenti con i valori del centrosinistra, per cambiare in meglio le città, le regioni, il Paese. La nostra storia parla per noi. Questi punti fermi, unità, rispetto, credibilità, responsabilità, sono la cifra del buon governo e della buona amministrazione. Questa è la storia di un centrosinistra per il quale ancora oggi, nonostante Renzi, vale la pena continuare a battersi». La disputa, dunque, continua, ma il governatore non dice una sola parola sul peso che le sue scelte potrebbero aver avuto proprio nella sconfitta in Puglia, a cominciare dalla «sua» rosa dei candidati (oltre i capilista anche diversi candidati negli uninominali).
A rispondere - indirettamente - a Emiliano è Fabrizio Ferrante, renziano della prima ora. «Il risultato in Puglia — dice Ferrante — è di circa 6 punti sotto il dato nazionale, già di per sé deludente. La formazione delle liste è stata strutturata per mettere nelle migliori condizioni possibile la componente che fa riferimento al governatore pugliese, e quindi tutto il Pd, di ottenere il miglior risultato possibile. Ci si appellava al modello vincente che aveva consentito di conquistare le città di Lecce e Taranto. Purtroppo non è andata così. Ci saremmo aspettati qualche punto in più del dato nazionale, non 6 sotto. Da questo dovremmo tutti trarre l’insegnamento che il Pd deve fare il Pd con una sua proposta politica, non inseguire i grillini sul terreno del populismo. Noi non siamo così. Avremmo apprezzato che tutto l’impegno profuso durante le primarie e anche durante questa campagna elettorale contro Renzi fosse stato impiegato per spiegare il nostro programma, non per rincorrere quello degli altri. Spero che la lezione serva a tutti, soprattutto in previsione degli appuntamenti elettorali importanti che ci attendono nella nostra regione».
Sulla pesante contrapposizione tra Emiliano e Renzi, e su quanto questo possa aver pesato sul risultato elettorale, interviene il segretario del Pd pugliese Marco Lacarra. «È difficile dirlo — afferma —. Io sono dell’avviso che gli scontri non pagano mai in termini di consenso, perché si creano le fazioni e le fazioni sono sempre un fatto negativo all’interno di un partito. Quindi questo non paga». Alla fine, però, minimizza: «Il risultato complessivo è il solito. La Puglia che sta sotto il dato nazionale. È accaduto sempre».
Eppure, la lettura dei dati e il confronto con le Politiche del 2013 sono impietosi. Il Movimento 5 Stelle ha quasi raddoppiato i suoi voti (dal 25,49% al 44,94 alla Camera dei deputati e dal 24,06% al 44,11 al Senato), mentre il Pd ha perso percentuali importanti (dal 18,46% al 13,69 alla Camera e dal 20,18% al 14,22 al Senato). I segnali arrivati dalle Regionali del 2015 sembravano preannunciare una debacle dei 5 Stelle (scesi al 16,33% a fronte di un centrosinistra unito al 38%), ma l’onda lunga dei grillini ha raggiunto, evidentemente, anche la Puglia.
Sotto la media Il Partito democratico in Puglia si è fermato sei punti sotto la media nazionale