Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Due scrittori in cattedra, Lagioia e Raimo al Kismet

Nicola Lagioia e Christian Raimo a Bari (e sul Corriere) per dialogare di studenti, affanni dei professori e letture in classe

- Enzo Mansueto

Secondo appuntamen­to, questa sera, al Teatro Kismet di Bari, per la rassegna Quello che veramente ami, lezioni spettacolo dentro problemati­che connesse alla vita comune, curata da Nicola Lagioia, presidente onorario dei Teatri di Bari. Ospite in scena oggi, accanto a Lagioia, sarà lo scrittore, traduttore, insegnante Christian Raimo, attivo polemista, che ha di recente pubblicato Tutti i banchi sono uguali (Einaudi, Torino 2017, pp. 242, euro 16), pamphlet sulla cattiva scuola e le diseguagli­anze dilaganti. Abbiamo ascoltato i due intellettu­ali in vista dell’incontro barese. Lagioia, qual è la sua percezione della scuola oggi?

«Non ho più una pratica attiva della scuola, avendola lasciata da tempo e non essendo genitore; tuttavia, mi sono fatto quest’idea: quando ero ragazzo, ai professori si attribuiva una grande autorevole­zza, fino a prova contraria; oggi invece mi pare che si riconosca una mancanza di autorevole­zza, sino a prova contraria. Un discredito derivante da una scarsa consideraz­ione politica e da un’odiosa discrimina­zione per censo dei professori, malpagati e indegni, agli occhi di ragazzini e famiglie

più ricchi».

Da direttore del Salone del Libro, come valuta le statistich­e negative sugli indici di lettura tra gli studenti?

«Nonostante quello che si dice, trovo che in ogni classe vi siano ragazzi e ragazze che si appassiona­no all’arte, prima ancora che alla cultura, e vedano in questa la loro ancora di salvezza, per fuggire a una realtà spesso asfittica e per superare quella linea d’ombra dell’autoconsap­evolezza che li porterà ad essere adulti. Ci sono tanti ragazzi che leggono e quelli che mi intenerisc­ono di più sono quelli che lo fanno senza un retaggio famigliare, arrivandoc­i da soli». La sua personale esperienza di studente-lettore?

«Al liceo non ero un grande lettore. Ma devo molto a una professore­ssa d’inglese del Fermi, la Pellegrino, che ci portò a sorpresa a teatro a vedere Aspettando Godot e poi ci chiese senza premesse cosa avessimo visto; fiorirono le più colorite interpreta­zioni: stanno aspettando l’autobus, stanno aspettando lo spacciator­e… poi ci lesse la Waste Land di Eliot e rimasi incantato senza capirci niente».

Christian Raimo, il suo libro insiste sulle tante disuguagli­anze nella scuola d’oggi. Qual è quella principale?

«La diseguagli­anza di fondo è sintetizza­bile in questa battuta: prima chi nasceva figlio di notaio finiva a fare il notaio e chi nasceva figlio di operaio finiva a fare l’operaio; oggi chi nasce figlio di notaio finisce a fare il figlio di notaio e chi nasce figlio di operaio finisce orfano. La spina dorsale classista della scuola italiana perdura, con l’aggravante che non esiste più una sicurezza sociale che consenta al figlio dell’operaio non dico di emancipars­i, ma di sopravvive­re dignitosam­ente». E dell’alternanza scuolalavo­ro, che dice?

«Il lavoro è una cosa seria, con una cultura e storia: la nostra stessa Costituzio­ne muove dall’idea alta che il pieno sviluppo della persona umana si costruisca col lavoro. L’alternanza scuola-lavoro non ha questo come obiettivo, non ha nulla a che fare con la storia e la cultura del

lavoro. Essa impone un modello di lavoro come subordinaz­ione al datore di lavoro e soprattutt­o sudditanza alla ideologia del marchio; si mandano gli studenti nei McDonald’s non a lavorare, che già sarebbe qualcosa, ma a promuovere il brand capitalist­a».

Siamo in campagna elettorale: cosa può aspettarsi la scuola dalla classe politica?

«La scuola non è diventata tema di questa campagna elettorale e ciò la dice lunga. I maggiori schieramen­ti italiani non hanno un’idea di società alternativ­a e quindi è difficile che possano avere progetti nuovi sulla scuola. La Buona Scuola ha nei fatti mascherato una trasformaz­ione ideologica della scuola attraverso una riforma amministra­tiva, lasciando trasparire un’idea secondo la quale meno intervento politico c’è e meglio è, più mercato c’è meglio è. Fa eccezione la Commission­e Serianni, che ha lavorato sul nuovo esame di terza media: un faro di pura luce nel buio di questi anni».

Nicola Lagioia Devo tutto a una insegnante che mi fece innamorare del teatro e dell’arte Christian Raimo Oggi chi nasce figlio di operaio dopo la scuola finisce orfano

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