Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
La sfida di Melchiorre (FdI) decano del Comune: «Meno tasse, più figli»
BARI Lavoro, famiglia, sicurezza. È la triade su cui si fonda il programma ideale di Filippo Melchiorre, 51 anni, funzionario dell’Asl, ininterrottamente da 23 anni consigliere comunale a Bari. È candidato nel collegio senatoriale uninominale della città e nel listino.
Diceva ieri Fabiano Amati (Pd), rivolto a sovranisti come lei, che solo “un debito pubblico più contenuto ci rende padroni a casa nostra”. Invece, dalla flat tax alla riforma della Fornero, il vostro programma è di vasta spesa.
«La flat tax, più bassa delle aliquote attuali, andrà a colpire tutti i redditi. Mentre quelli del Pd, come Amati, hanno creato larghe sacche di evasione. Per le tasse troppo alte, molte aziende hanno deciso di spostare altrove le loro attività, quando non sono state strangolate dal fisco. Annoto, per inciso, che Bari registra uno dei tassi più elevati di mortalità aziendale». Restiamo al punto: vasta spesa, minori entrate.
«Spesa sì, ma non meno entrate. Le uscite saranno compensate da introiti fiscali più alti in conseguenza di livelli di tassazione più bassi. Così le aziende saranno incentivate a creare valore aggiunto e nuova occupazione. Noi proponiamo che l’eventuale imposizione di nuovi tributi debba essere notificato due anni prima agli interessati. Chiediamo pure di inserire
in Costituzione un livello massimo di tassazione. I danni, finora, li hanno provocati quelli che sono al governo». A cosa allude?
«Con scelte scellerate, non sono stati in grado di far funzionare una politica industriale o una strategia fiscale degne di questo nome. Se il tasso di disoccupazione aumenta è perché non sanno come procedere. La delocalizzazione è una delle conseguenze più deleterie delle loro scelte. Basti vedere la Fiat (ora Fca, ndr)». Cosa non le piace della Fca? «Un’azienda che è stata destinataria di cospicui finanziamenti statali ha spostato la sede fiscale in un altro Paese. Quello che proponiamo è che si dispongano misure statali per frenare queste uscite. Se hai preso soldi pubblici, resti dove hai incassato quelle risorse». Finora ha parlato solo di imprese.
«Il nostro tessuto produttivo è formato da poche aziende grandi e una miriade di piccole imprese. Se sei in grado di sostenerle, quelle realtà creano occupazione. Con il lavoro consenti la libertà delle persone e permetti loro di creare una famiglia. Il nostro indice di natalità è bassissimo. Per aumentarlo proponiamo di sostenere la crescita dei figli, con erogazioni in denaro, fino a 6 anni di età: non parliamo solo di aziende».
Dice Confindustria: l’Europa è il nostro orizzonte. Concorda?
«Sì, ma vanno riviste alcune fondamentali regole. In Germania la gerarchia del diritto prevede che le norme statali siano prevalenti su quelle europee. Da noi è il contrario. Voglio dire che non
Con livelli di tassazione più bassi ci saranno maggiori entrate: così le aziende potranno creare occupazione Il nostro indice di natalità è bassissimo Proponiamo di sostenere la crescita dei figli fino ai sei anni di età
si può andare in Europa con il capo chino, ma con l’idea di tutelare i nostri interessi. Vale anche per l’immigrazione». Cioè?
«Non è pensabile che sia l’Italia a sostenere i costi per l’accoglienza di migliaia di persone soccorse in mare. Rimaniamo in Europa, certo, ma con un ruolo rigenerato e rivisitato. Vogliamo che gli italiani siano in grado di difendere i loro interessi».
Fdi pare non crescere, schiacciata dal liberista Berlusconi e dal sovranista Salvini. Entrambi sembrano privarvi dei temi su cui potreste essere protagonisti. È così? «Stia tranquillo, i nostri risultati saranno a due cifre».
Quali sono i punti del programma che le stanno più a cuore?
«Il lavoro tramite la revisione delle politiche fiscali. La famiglia con gli interventi sui figli fino a sei anni. La sicurezza. Penso a Bari: è la città dove la moglie di un boss schiaffeggia una giornalista e pare una cosa normale. Si spara e si fanno vittime in un quartiere periferico e sembra normale. Si assiste al parcheggiatore abusivo che presidia la piazza si cui si affaccia l’ufficio del prefetto e quello del sindaco. Un abusivo che non è più un italiano, ma straniero, segno che la malavita è diventata promiscua. Ci sono quartieri stracolmi di immigrati che non sono controllati da nessuno».
Molti di quegli immigrati sono indispensabili a tante aziende. «Per questo occorre che gli italiani facciano più figli».