Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Rispetto del denaro altrui e bizzarrie di uno scandalo
Un partito di cui non faccio il nome è stato recentemente coinvolto in una specie di scandalo per una questione di meritorie donazioni effettuate la mattina (con pubblica ostentazione e televisiva autocelebrazione) e poi revocate nottetempo, approfittando del buio. Vi rivelerò una notizia esclusiva: a me, della questione, frega meno di zero. Sono talmente consapevole della congenita fallibilità dell’animo umano che non ho mai creduto, tranne che per un breve periodo giovanile fortunatamente lontano, che potesse esistere una forza politica in grado di trasmettere la rettitudine, il senso civico e l’onestà al solo contatto della tessera con la pelle, un po’ come quelle fasce termiche che ti tolgono il dolore sviluppando calore al contatto con la schiena. Ciononostante, leggendo qua e là, mi sono imbattuto in singolari bizzarrie, che, a onor del vero, non avrei mai immaginato. Ho letto per esempio di un senatore (di cui non faccio il nome, sempre del partito di cui non faccio il nome) che ha ottenuto rimborsi per 2604 euro. Spese relative alla voce «alberghi» nel mese di agosto (giorni lavorativi del Senato ad agosto: due). E d’istinto ho pensato al fatto che quando per contratto mi capita di dover addebitare a un cliente le mie spese di vitto e alloggio, i documenti contabili portano i nomi di trattorie alla buona, di McDonald’s, di bed and breakfast da 70 euro a notte (sì, ce ne sono di dignitosissimi anche nel pieno centro di Roma). E mi dico, sono forse io più onesto degli altri? Sono forse un santo? Un superdotato dell’etica? Ma nemmeno per sogno. Sono una persona normale, con un normale rispetto per il danaro, soprattutto quello non mio. Precondizione che, come ovvio, dovrebbe essere scontata non solo per chi fa politica. Ma che, come ovvio, non lo è, non lo è stata e non lo sarà mai. Né per quel partito di cui non faccio il nome, né per gli altri.