Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

«Ecco la mia Puglia felice»

Un gioco da un romanzo Trae spunto dal titolo di Francesco Carofiglio I colori, i luoghi e i sapori in «Una specie di felicità»

- di Paola Moscardino

Quando racconta di viaggi, brevi o lunghi che siano, e di luoghi da scoprire, a pochi chilometri da noi o dall’altra parte del mondo, Francesco Carofiglio cita Proust: «Nella Recherche scrive: Le seul véritable voyage ce ne serait pas d’aller vers de nouveaux

paysages, mais d’avoir d’autres yeux. Quindi pressappoc­o, l’unico vero viaggio sarebbe non andare verso nuovi paesaggi, ma avere altri occhi». Ecco, allora. Un piccolo segreto è nascosto proprio in quelle due parole: altri occhi. Avere nuovi occhi per le cose del mondo.

In questo nostro piccolo viaggio alla scoperta della Puglia, Francesco Carofiglio è la nostra guida ideale. Lo incontriam­o a Bari, dove è nato e dove vive. Ha da poco pubblicato il suo ultimo romanzo, Una specie di felicità (Piemme Edizioni). «Vorrei chiarire subito che il titolo non fa di me un esperto – dice. Non ho una ricetta infallibil­e che trasporti le giornate uguali in un mondo di sorrisi e bellezza. Il romanzo è la storia di un uomo normale alle prese con una vita senza scatti, fino a quando qualcosa succede, e la vita forse cambia. Appunto, qualcosa succede». Crede che il segreto possa essere proprio lì, negli imprevisti della vita? «Mi piace pensare che il segreto possa stare tutto lì dentro – dice proprio nell’imprevisto, nell’inciampo, nella capacità, questa sì cercata e voluta, di consegnars­i alla bellezza del mondo». Quindi parlare di bellezza ha un senso? «Per me sì, ha un senso. E credo che non sia mai troppo scontato. Così come ha un senso parlare di luoghi, di colori, di odori che girano intorno». Le capita spesso di scrivere della Puglia? «Sì, mi capita talvolta di scrivere di questa terra, e di come il mio rapporto con questi luoghi negli anni sia cambiato. Non so se questo dipenda da una consapevol­ezza nuova o dal fatto che questa terra sembra offrirsi in un modo diverso».

E allora cerchiamo di scoprirla insieme questa terra. Da dove consiglier­ebbe di partire? Si ferma un istante, sorride e traccia come con la matita su un foglio un itinerario ideale, legato alla memoria, all’infanzia, alle tappe di una vita. «La Puglia è una succession­e interminab­ile di piccole e stupefacen­ti scoperte – dice - dalle colline battute dal vento della Daunia alle cattedrali e le basiliche romaniche che navigano il mare, di Trani, di Molfetta, di Bari; dalla scabra bellezza della Murgia assolata, allo splendore del Barocco, che a Lecce raggiunge il suo apice nella perfezione della Basilica di Santa Croce». Ma alla fine, mare o collina? Cosa suggerisce? «La linea del mare è ovunque – dice - interminab­ile, non si perde mai. Come il racconto costante di un viaggio, ripetuto e sussurrato nelle orecchie di chi viaggia, in questa terra, e rimane stupito». Zaino in spalla e scarpe comode. Andiamo? E dove? «Bè, oggi è una mattina di sole e di vento leggero, come ce ne sono tante qui da noi. Direi che si può uscire e camminare sempliceme­nte. Mi piace guardarmi intorno, in questa città, in questa terra. In attesa di quello stupore». Come una specie di felicità? «Esattament­e. Come una specie di felicità».

Percorsi del cuore «Questa regione è una succession­e interminab­ile di piccole e stupefacen­ti scoperte legate alla memoria»

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