Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Chi decide e come si decide «L’elogio della sovranità politica» di Biagio De Giovanni

Nel saggio «Elogio della sovranità politica» Biagio de Giovanni indaga il potere «Chi decide e come si decide, la difficoltà di trovare i soggetti rafforza gli squilibri»

- Di Antonio Fiore

Biagio de Giovanni, il suo nuovo saggio filosofico si intitola Elogio della sovranità politica. Comincerei allora l’ intervista parafrasan­do il vecchio Karl Marx: «Uno spettro si aggira per l’Europa, lo spettro della sovranità».

«Non nascondo che una delle ragioni per le quali questo argomento è tornato al centro del mio interesse sta nel fatto che nel processo di integrazio­ne europea il tema della sovranità (dello Stato, del popolo) è messo in discussion­e senza che si sia trovato un modello politico in grado di superarla. Idealmente, proseguo l’indagine avviata nel mio precedente tes to, Alle origini della

democrazia di massa: la sovranità non si sa più dove sia, che cosa è diventata, chi decide e come si decide; e in questa fibrillazi­one generale impera un tendenzial­e disordine, nel quale la difficoltà di individuar­e i soggetti che decidono a livello sovranazio­nale dà forza agli squilibri. Così, mentre gli Stati più forti tengono in mano il gioco, si mette in discussion­e la stessa democrazia politica. Sì, nel vuoto si aggirano spettri: e per me – al contrario di tanti critici della sovranità sedotti dalla tentazione cosmopolit­ica, per i quali mettere in discussion­e la sovranità esalterebb­e i diritti – la crisi della sovranità coincide con la crisi della politica, e questa coincide con la crisi della democrazia».

La sua tesi, esplicitat­a dalla copertina del libro su cui campeggia l’esecuzione di Carlo I d’Inghilterr­a tratta da una stampa popolare, è che la sovranità nasce con la decapitazi­one del sovrano. Un paradosso?

«Tutt’altro. E’ la sovranità che decapita il sovrano. La decapitazi­one di Carlo I nel 1649 e quella di Luigi XVI nel 1793, due momenti di nascita della sovranità moderna: non è il dispotismo, ma la mediazione che irrompe nella società moderna».

Lei “gioca” Hegel contro i critici della sovranità.

«Questo è il passaggio fondante del libro: rispetto a tutte le potenze che emergono nella società moderna, la sovranità politica è il grande sistema entro il quale esse incontrano la capacità di coesistere. Invece tutto il Novecento è attacco alla sovranità, come se distrugger­e la dimora della sovranità liberi i diritti umani».

Ma non è proprio la sovranità all’origine delle tragedie del Novecento?

«Nel libro separo radicalmen­te volontà di potenza e sovranità: più cade la sovranità (dunque la mediazione), meno sono tutelati i diritti. Io ce l’ho con questo costituzio­nalismo irenico in cui i diritti si sostituisc­ono alla politica, dove a risolvere i problemi restano solo le corti di giustizia. La giuridific­azione (che brutta parola) della politica arresta il diritto».

Potrebbero sembrare concetti astratti, invece stiamo parlando (anche) di attualità. Di Europa.

«Certo. La crisi del tentativo di costruire una democrazia sovranazio­nale oltre gli Stati nazionali si spiega con fatto che la democrazia ha vissuto nel recinto della sovranità. Nel momento in cui questi nessi si dissolvono verso l’ultra-Stato, o lo ricostruis­ci politicame­nte, o è il caos. Ovvero, la vittoria degli Stati più forti».

Nella sua «storia filosofica» della sovranità lei arriva a Hegel attraverso Bodin, Hobbes, Rousseau. Ma dà anche spazio ai pensatori che alla sovranità hanno riservato strali acuminati.

«Per elogiare la sovranità è necessario mettere in evidenza le ragioni dei suoi critici: Nietzsche, Marx e Foucault hanno denunciato, ciascuno nel proprio campo d’interesse, ciò che la sovranità secondo loro escludeva (per Nietzsche il corpo, per Marx la forza-lavoro, per Foucault i poteri diffusi). Coglievano un problema reale, ma conducendo­lo a un punto così estremo da spingere la società verso il caos, verso l’impossibil­ità di governo. Così oggi i costituzio­nalisti: nell’ansia di liberare la società dall’arbitrio della decisione politica, i diritti restano privi di tutela. Liberare il diritto dalla politica equivale ad annullare tutti i diritti. Fino a giungere alla grande anomia globale».

C’è un ultimo punto su cui interrogar­si: siamo poi davvero sicuri che la sovranità si sia estinta? Oppure sopravvive in forme post-moderne e difficili da individuar­e?

«I sovrani esistono, sono tanti, dispersi, conflittua­li, competitiv­i: penso ai grandi imperi economici, alle corti di giustizia, agli arbitrati. Ma nel mondo globale c’è dialettica fra sovranità e nuovi sovrani. Insomma, le macerie del “vecchio mondo” non sono solo macerie. Non sono un catastrofi­sta, non penso come Cacciari o Severino che la tecnica stia distruggen­do il mondo. Ne riconosco i meriti. Ma la globalizza­zione produce anche, per reazione, il suo contrario: fondamenta­lismi, integralis­mi, ritorni alle “piccole patrie”. Quel che finisce è l’equilibrio della sovranità politica, la mediazione di cui parlava Hegel. Si dice sempre, con un’espression­e un po’ retorica, che “la sovranità appartiene al popolo”. Ma non si capisce più dove e cosa sia diventato questo popolo. Stiamo andando verso una democrazia senza demos?»

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 ??  ?? Una stampa raffiguran­te l’esecuzione capitale di Carlo I d’Inghilterr­a avvenuta nel 1649, «uno dei momenti di nascita della sovranità moderna»
Una stampa raffiguran­te l’esecuzione capitale di Carlo I d’Inghilterr­a avvenuta nel 1649, «uno dei momenti di nascita della sovranità moderna»
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Biagio de Giovanni

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