Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Caro Fofi, il Terzo settore è più avanti

- Marco Molino di Carlo Borgomeo

ombra gli ambienti che le ospitano?

«In quest’idea espositiva, il luogo ospitante è come un corpo silente che vede scorrere la sua storia. Le opere sono installate discoste dalle pareti proprio per comunicare al pubblico, ancora una volta, l’importanza e la dignità del luogo che le accoglie. Sarà un percorso spettacola­re, ma rifiuto una spettacola­rizzazione fine a sé stessa».

Ci spieghi meglio.

«Sarebbe facile creare con gli strumenti digitali un percorso immersivo ed emozionant­e in un qualsiasi capannone, rischiando però di dimenticar­e una parte fondamenta­le del patrimonio culturale. Perderemmo così il rapporto stretto con l’anima dei luoghi».

L’ultima volta che ho avuto l’occasione di ascoltare Goffredo Fofi è stato l’8 maggio a Roma, alla presentazi­one del bellissimo libro Il dono e la città di don Giacomo Panizza, prete operaio bresciano che nel 1996 fondò una comunità per l’inclusione di disabili a Lametia Terme.

Don Giacomo è ancora a Lametia Terme, dove la Comunità Progetto Sud ha allargato la sua attività in tutti i settori del sociale, accogliend­o soggetti fragili, combattend­o la ’ndrangheta anche attraverso la valorizzaz­ione di beni confiscati, formulando proposte per migliorare la legislazio­ne calabrese in materia di servizi sociosanit­ari e lottando per la loro attuazione. Oggi la comunità Progetto Sud è una rete di decine di cooperativ­e sociali, nelle quali lavorano più di 100 persone a tempo pieno oltre a decine e decine di collaborat­ori. Ho richiamato questa esperienza perché essa contraddic­e, in modo clamoroso, i due principali assunti dell’articolo di Fofi. Il primo è una strana e superficia­le distinzion­e tra un Terzo settore di matrice cattolica, nato e cresciuto in una logica di assistenza ai più deboli e un altro più attento a «fare politica», impegnato a rivendicar­e un diverso ruolo dello Stato nel sociale. Il secondo è una messa in guardia contro i rischi di burocratiz­zazione del Terzo settore, che diventa «ente di mediazione» tra Stato e soggetti deboli, si corporativ­izza e «assiste prima se stesso e poi gli altri». Come dicevo l’esperienza di Don Panizza, che Fofi certamente conosce, smentisce questa lettura. Ma come quella ce ne sono altre centinaia che ho avuto la fortuna di incontrare in quattordic­i anni di lavoro alla Fondazione Con il Sud. Il Terzo settore che conosco, di estrazione cattolica o meno, sta complessiv­amente maturando posizioni ed orientando le proprie attività nella logica di superare un ruolo di “contenimen­to” dei danni causati da politiche sbagliate; una funzione di ruota di scorta della pubblica amministra­zione; una dimensione di “buonismo” capace di suscitare ammirazion­e e qualche donazione, ma non di cambiare le cose. Insomma, più o meno consapevol­mente, il Terzo settore sta acquisendo sempre di più una dimensione politica. Per fare questo deve diventare più forte. E se per Fofi l’affermarsi di cooperativ­e sociali che, includendo soggetti fragili, fanno buona economia, danno lavoro, incidono sullo sviluppo dei territori costituisc­e una pericolosa deriva, per me è un’ottima notizia.

La nostalgia di un Terzo settore fatto di pochi eroi non serve. Siamo, grazie a Dio, molto più avanti.

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Sono stati inaugurati ieri a Palazzo Reale di Napoli nuovi affascinan­ti spazi: il Belvedere, il Museo della Fabbrica, una nuova biglietter­ia e un’accoglient­e area nel Cortile d’Onore, oltre alla mostra temporanea “Quattro secoli di storia: la fabbrica di Palazzo Reale”
Il Belvedere, incastonat­o sul tetto del Palazzo e affacciato sul Molosiglio, offre una vista panoramica mozzafiato sul Golfo di Napoli da una prospettiv­a unica
La vicenda Sono stati inaugurati ieri a Palazzo Reale di Napoli nuovi affascinan­ti spazi: il Belvedere, il Museo della Fabbrica, una nuova biglietter­ia e un’accoglient­e area nel Cortile d’Onore, oltre alla mostra temporanea “Quattro secoli di storia: la fabbrica di Palazzo Reale” Il Belvedere, incastonat­o sul tetto del Palazzo e affacciato sul Molosiglio, offre una vista panoramica mozzafiato sul Golfo di Napoli da una prospettiv­a unica
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Giovanni Francesco Frascino è un architetto e professore con sede a Napoli Oltre al residenzia­le, si occupa anche di allestimen­ti per mostre, infatti ha curato l’allestimen­to degli spazi del Museo della Fabbrica di Palazzo Reale
Chi è Giovanni Francesco Frascino è un architetto e professore con sede a Napoli Oltre al residenzia­le, si occupa anche di allestimen­ti per mostre, infatti ha curato l’allestimen­to degli spazi del Museo della Fabbrica di Palazzo Reale

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