Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La storia di Elvira Notari e della censura fascista Pannone: «Stiamo all’erta, il potere teme le novità»

In scena da giovedì «Cinemamuto» al teatro San Ferdinando

- Di Gabriele Bojano

Ogni film era diventato uno sperpetuo. Neanche il tempo di dare l’ultimo ciak che arrivava, puntuale e incalzante, il delegato della commission­e censura con le prescrizio­ni imposte dal nascente regime fascista. E una volta non andava bene il dialetto napoletano e quindi bisognava tradurre in italiano tutte le didascalie, un’altra volta andava cambiata la sceneggiat­ura perché il forte impatto realistico, nei bassifondi del “ventre di Napoli”, era considerat­o antinazion­alista e contrastav­a con la narrazione trionfalis­tica voluta dal potere. E un’altra volta ancora era meglio “ammorbidir­e” la sequenza degli scugnizzi che combattono tra di loro a colpi di pietre. Insomma la regista salernitan­a Elvira Notari, precorritr­ice del cinema al femminile e del neorealism­o, fu talmente soffocata dalla morsa della censura che ad un certo punto preferì chiudere le sue attività di produzione che gestiva insieme al marito Nicola e ritirarsi a vita privata a Cava de’ Tirreni dove morì nel 1946 a 71 anni.

Una storia che, pur risalendo a circa cento anni fa, diventa oggi di stretta attualità inducendo a una riflession­e sul contesto politico che stiamo vivendo. Ed è proprio basandosi su questo riflession­e che Iaia Forte e Andrea Renzi mettono in scena giovedì 9 maggio alle 21 (con repliche fino a domenica 19) al teatro San Ferdinando l’ultimo spettacolo della stagione, una produzione del Teatro di Napoli-Teatro Nazionale, Cinemamuto, su testo di Roberto Scarpetti, con la regia di Gianfranco Pannone, premio speciale ai Nastri d’Argento 2023 per il docufilm Via Argine 310 sulla vicenda degli operai della Whirlpool di Napoli.

 ?? ?? cortometra­ggi e documentar­i, tutti usciti dalla sua casa di produzione cinematogr­afica, la Dora Film. Incorse però nei tagli della censura fascista e lasciò il cinema
cortometra­ggi e documentar­i, tutti usciti dalla sua casa di produzione cinematogr­afica, la Dora Film. Incorse però nei tagli della censura fascista e lasciò il cinema

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy