Corriere del Mezzogiorno (Campania)
L’INTERVISTA
Grimaldi group è tra i primi trasportatori in Europa. Dopo la prima fase siamo in attesa di un significativo recupero. Comunque, il 90% dei nostri traffici riguarda le merci e solo il 10% il settore passeggeri. In cifre ciò ha significato 20, anche 30 navi ferme su una flotta di 130 navi».
Che quota di mercato avete finora perduto?
«Una media del 10% nelle merci e del 50% nei passeggeri, comparto quest’ultimo nel quale la Grimaldi group opera soprattutto con Sicilia, Sardegna e le isole greche. Ma il problema non è certo solo nostro, è internazionale. E le posso dire che quando ci riuniamo nel consesso mondiale degli armatori, dove sono vicepresidente, ci chiediamo spesso se e quando riusciremo a tornare alla normalità».
Perché, pur avendo la sede di Palazzo Grimaldi a Napoli, non lavorate nel porto cittadino?
«A Napoli lavorano 500 dipendenti ma nel porto partenopeo non abbiamo nessuna nave né un metro quadro di spazio. E’ molto triste».
In queste settimane Grimaldi Euromed sta partecipando a una gara per il controllo del 67% del porto greco di Igoumenitsa?
«Siamo un grande operatore portuale, controlliamo l’unico scalo privato in Svezia,
Dottor Grimaldi, i soldi del Recovery Fund serviranno alle aziende armatoriali?
«Siamo competitivi anche senza Recovery Fund e in questo modo abbiamo reso competitivo tutto il Mezzogiorno, perché i trasporti via mare riducono di molto i costi per l’economia meridionale. I fondi che più interessano sono quelli per le innovazioni ambientali».
Che ne pensa delle Zes?
«Le Zone Economiche speciali possono certamente aiutare, senza illudersi che bastino a risolvere tutti i problemi del Mezzogiorno».
Il vanto e il cruccio Diamo lavoro a 16 mila persone, ma quando incontro i colleghi di tutto il mondo ci chiediamo se torneremo alla normalità