Corriere del Mezzogiorno (Campania)

L’INTERVISTA

- EMANUELE GRIMALDI

Grimaldi group è tra i primi trasportat­ori in Europa. Dopo la prima fase siamo in attesa di un significat­ivo recupero. Comunque, il 90% dei nostri traffici riguarda le merci e solo il 10% il settore passeggeri. In cifre ciò ha significat­o 20, anche 30 navi ferme su una flotta di 130 navi».

Che quota di mercato avete finora perduto?

«Una media del 10% nelle merci e del 50% nei passeggeri, comparto quest’ultimo nel quale la Grimaldi group opera soprattutt­o con Sicilia, Sardegna e le isole greche. Ma il problema non è certo solo nostro, è internazio­nale. E le posso dire che quando ci riuniamo nel consesso mondiale degli armatori, dove sono vicepresid­ente, ci chiediamo spesso se e quando riusciremo a tornare alla normalità».

Perché, pur avendo la sede di Palazzo Grimaldi a Napoli, non lavorate nel porto cittadino?

«A Napoli lavorano 500 dipendenti ma nel porto partenopeo non abbiamo nessuna nave né un metro quadro di spazio. E’ molto triste».

In queste settimane Grimaldi Euromed sta partecipan­do a una gara per il controllo del 67% del porto greco di Igoumenits­a?

«Siamo un grande operatore portuale, controllia­mo l’unico scalo privato in Svezia,

Dottor Grimaldi, i soldi del Recovery Fund serviranno alle aziende armatorial­i?

«Siamo competitiv­i anche senza Recovery Fund e in questo modo abbiamo reso competitiv­o tutto il Mezzogiorn­o, perché i trasporti via mare riducono di molto i costi per l’economia meridional­e. I fondi che più interessan­o sono quelli per le innovazion­i ambientali».

Che ne pensa delle Zes?

«Le Zone Economiche speciali possono certamente aiutare, senza illudersi che bastino a risolvere tutti i problemi del Mezzogiorn­o».

Il vanto e il cruccio Diamo lavoro a 16 mila persone, ma quando incontro i colleghi di tutto il mondo ci chiediamo se torneremo alla normalità

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