Corriere del Mezzogiorno (Campania)
TANTO RUMORE PER NULLA
Non siamo particolarmente interessati alla vicenda giudiziaria che riguarda Fede Emilio di anni 89, giornalista in pensione e coniugato con una dolce signora coetanea residente nella nostra città. Sono processi che affondano le radici in un’altra epoca politica, che sembra appartenere a un’era geologica precedente. Ricordiamo vagamente cene eleganti e bunga bunga, olgettine e nipotine di Mubarak, sfruttamenti e favoreggiamenti che di fronte ai tragici successivi eventi impallidiscono retrocedendo al trash disgustoso che fu la fine della prima Repubblica, da alcuni ancora rimpianta per il diverso livello culturale dei protagonisti. Ammettiamo però di non nutrire simpatia per quegli già anziani protagonisti, che invece di occuparsi di un Paese già allora allo sfascio pensavano a riempire le serate di quello che, senza mezzi termini e come determinato dai processi, era solo miserabile sesso a pagamento. E tuttavia siamo tra i pochi, pochissimi forse, a essere rimasti attoniti nel leggere dei sei carabinieri sei che hanno fatto irruzione in un ristorante del lungomare dove il pericoloso criminale, ancora sottoposto a regime di arresti domiciliari, consumava la cena di festeggiamento del compleanno della consorte. I militari, a detta dello stesso criminale, sono stati gentili, in effetti: e ci sarebbe mancato pure che sparassero colpi intimidatori o che urlassero di alzare le mani o di inginocchiarsi al suolo (operazione che, data l’età e gli acciacchi dei protagonisti, avrebbe richiesto il suo tempo per completarsi).
Sta di fatto che erano comunque in sei, e che l’arresto del pericoloso criminale era alquanto opinabile nel merito come confermato dal giudice del tribunale di Napoli che ha disposto l’immediata scarcerazione del (non più) pericoloso criminale, esprimendosi duramente nei confronti di tutta la troppo spettacolare operazione di arresto.
Tuttavia non è dallo scivolone giudiziario che siamo colpiti, mentre il pensiero va alla scarcerazione dei Carminati e degli Zagaria che mettono, quelli sì, a rischio la sicurezza del vivere civile; siamo sinceramente preoccupati dalle reazioni incontrollate di puro odio nei confronti del quasi novantenne Fede, sommerso di veleno sui social come se davvero le sue colpe fossero terribili e odierne e travalicassero l’essere stato un fido dipendente e un favoreggiatore di qualcun altro, molto più colpevole e potente di lui, colpe risalenti a più di un decennio fa. Ci chiediamo quando sia successo che l’odio sia diventato un’opinione accettabile, che possa essere liberamente espresso, che possa raggiungere livelli estremi e che possa augurare terribili destini a persone che scontano pene, e che abbiano la colpa orribile di essere andati a cena per festeggiare il compleanno di una persona cara.
Il virus, come ben detto da Houllebecq, non ci ha reso certamente migliori; ha invece acuito l’attitudine, avallata anche da alcune parti politiche, a vomitare il peggio di noi stessi su chiunque capiti a tiro. Le pene vanno scontate, certamente: ma nessuno pensa che tutta l’energia e il rigore nel chiederlo a gran voce, infarcendo il concetto di invettive e maledizioni, sarebbero degni di miglior causa? E’ sempre una questione di travi e pagliuzze, insomma.
E la voce di Umberto Eco, a proposito dei social, torna potente a esprimere l’antico concetto. Purtroppo.