Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Camici bianchi Per mesi definiti eroi Ora dimenticati»
«Per mesi li hanno definiti eroi. Ora sono stati dimenticati, e sembrano di nuovo figli di nessuno visto che incassano ancora una volta, come in passato, il silenzio delle istituzioni. Non è giusto. Utilizzati per fare da argine con impegno, sacrificio e grande passione civile all’epidemia da Covid-19, ad emergenza attenuata cala il silenzio sulle risposte attese. La Cisl non ci sta e si opporrà con tutti i mezzi ad un atteggiamento inaccettabile da parte della Regione Campania». Lorenzo Medici, leader della Funzione Pubblica, ai manifestanti venuti dalle 5 province a palazzo Santa Lucia assicura che la Fp continuerà la sua battaglia quotidiana al loro fianco «nel perseguimento degli obiettivi da cogliere per una sanità all’avanguardia, a cui abbiamo diritto per le grandi professionalità mediche, infermieristiche e tecniche esistenti e di cui andiamo fieri».
Il primo «traguardo» da raggiungere per la Cisl riguarda i precari, «che hanno concorso in modo decisivo ad affrontare la terribile fase dell’emergenza». Per essi, il sindacato chiede la messa in sicurezza, con una proroga di 2 anni di tutte le tipologie contrattuali in corso e la stabilizzazione per quanti a vario titolo lavorano nelle strutture sanitarie. Il secondo è un piano straordinario di assunzioni per almeno 10 mila persone tra medici, infermieri, operatori e tecnici, partendo dallo scorrimento delle graduatorie degli idonei, per coprire i vuoti negli organici registrati in questi anni (finora 13 mila, e non si conoscono ancora le conseguenze definitive di quota 100). Poi c’è quello che la Funzione Pubblica chiama un «atto di giustizia»: il riconoscimento della premialità a chi è stato impegnato in Campania nell’emergenza-Covid sulla falsariga di quanto hanno fatto la stragrande maggioranza delle regioni italiane, con i 22 milioni messi a disposizione dal Governo con il Cura Italia e le ulteriori somme che intende stanziare la Giunta regionale. Infine, il rilancio della medicina territoriale, che va potenziata con la nuova figura dell’infermiere di quartiere, da affiancare ai medici di famiglia nei poliambulatori.
«Si tratta — dice Medici — di interventi fondamentali, che dovranno cambiare in modo decisivo la sanità campana. Piani organizzativi che non si possono definire al segreto nelle stanze dei bottoni al pari di adempimenti burocratici, ma che vanno discussi con le parti sociali, come il progetto di rafforzamento delle terapie intensive e sub-intensive, con strutture da aggiungere a quelle già esistenti. E sono decisioni da assumere nel confronto con i sindacati».