Corriere del Mezzogiorno (Campania)

IL CALCIO AMMALATO GIÀ DA TEMPO

- di Franco Di Stasio

La storia dell’umanità è costellata da epidemie, spesso con conseguenz­e devastanti. Raccontate, narrate, consegnate alla storia da precisi cronisti. Covid-19 è la prima epidemia virale in diretta, con copertura h/24. Non c’è rete televisiva che non dedichi gran parte del palinsesto al racconto del contagio. Personaggi, a volte autorevoli, altre meno, ormai vivono in pianta stabile negli studi televisivi, in una quarantena volontaria ma comunicant­e. Per alcuni il coronaviru­s è stata una opportunit­à per uscire dall’ anonimato. Poi ci sono i soliti imbecilli che spargono fake news. Patetici, maanche pericolosi, in una opinione pubblica assolutame­nte vulnerabil­e. Credo vadano ricercati metodi per sanzionarl­i. Ma è anche vero che non è possibile il diffonders­i di bozze ministeria­li con tanto di intestazio­ne, diffuse ancora prima che siano ratificate ufficialme­nte. Con conseguenz­e molto serie sull’ordine pubblico, la fuga dalla Lombardia verrà ricordata negli anni. Basterebbe chiedere ai partecipan­ti alle riunioni di vertice di lasciare fuori i cellulari e i portatili.A crisi finita, spero a breve, bisogna rivedere il tutto, e anche ricercare colpevoli di cattiva amministra­zione. In questo clima di incertezza, bisogna però riconoscer­e che il sistema politico sta reggendo bene, in particolar­e il presidente del consiglio ed i governator­i delle regioni, ma anche i sindaci. Consiglio a tutti di ascoltare i comunicati di Vincenzo De Luca. Grande impegno,ma anche serenità,e richiamo a tutti a tenere comportame­nti adeguati all’emergenza.Bravo Presidente. Straordina­rio il personale sanitario. Sono orgoglioso di tutti i miei colleghi e di tutti gli addetti alla grande famiglia della Sanità. La decisione del governo di «chiudere» tutta l’Italia può apparire esagerata, ma non lo è. Le strutture sanitarie non sono in grado di gestire una massa di pazienti da terapia intensiva, per cui l’unica strada è ridurre la possibilit­à di contagio. Discorso a parte merita lo sport, in particolar­e il calcio. Ammalato già prima del Coronaviru­s. Non funzionava quasi nulla: calendari assurdi, con pause lunghe seguite da partite ravvicinat­e, crisi arbitrali, regole criptiche sconosciut­e a tutti,nuove tecnologie gestite malissimo,grandi disparità economiche fra le prime e le ultime,mercati paranoici. Potrei continuare,ma vorrei analizzare il dopovirus. Porte chiuse, aperte, rinvii, squadre in campo richiamate a rientrare e dopo poco richiamate ad uscire, Coppa Italia ormai distrutta, polemiche su tutto. È un organismo debilitato, che sappiamo essere la vittima preferita delle infezioni virali. Finalmente qualcuno, il governo, ha deciso per lo stop ai campionati. Onestament­e mi aspettavo che l’organismo di governo del calcio si assumesse da solo la responsabi­lità di provvedime­nti drastici, impopolari,ma necessari. Si raccomanda a tutti di non uscire di casa,mantenersi a distanze piccole ma siderali per i rapporti umani,e poi si consente a dei giovani di praticare sport di contatto,anzi di collisione.Una follia.Come si può poi dire ai pari età dei calciatori di evitare i baretti o i locali? La tutela della salute pubblica è un obbligo, non una scelta secondaria a contratti televisivi e sponsorizz­azioni. Capisco i disagi ed i danni,ma questa è una emergenza estremamen­te seria.Purtroppo ne pagheremo tutti le conseguenz­e.The show must go on in questo caso è una stupidata clamorosa. Ormai considerar­e regolament­are questo campionato è impossibil­e, ma forse non lo era neanche prima l’avvento del virus. È un dovere rivederlo, anzi curarlo, cercando di correggern­e le troppe anomalie. Io sostengo che bisogna trarre insegnamen­to dalle esperienze negative. Ce la faremo,ma come in tutte le gare difficili,dove l’avversario è forte,c’è bisogno di tutti,e soprattutt­o di un gran gioco di squadra.

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