Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Zone rosse, ora più poteri ai prefetti De Magistris: Salvini contro i sindaci

«Divide i cittadini di serie A da quelli di periferia». Il Viminale: «Prima si lamenta e poi recrimina»

- Angelo Agrippa

NAPOLI Non piace ai sindaci la direttiva sulle zone rosse emanata dal ministro dell’Interno Matteo Salvini e destinata ai prefetti affinché possano esercitare, in qualche modo, una sorta di poteri sostitutiv­i in materia di degrado urbano e per contrastar­e le piazze di spaccio.

«È un’operazione che punta ad attaccare i sindaci e a considerar­e, all’interno di una comunità, cittadini di serie A e di serie B — ha commentato il primo cittadino di Napoli Luigi de Magistris —. È materia molto delicata — aggiunge quindi prima di esprimere una valutazion­e compiuta devo leggere la direttiva. Non so però il ministro con quanto rispetto si rivolga verso i sindaci quando dice sono distratti. Io ho molto rispetto per i sindaci d’Italia e se c’è una persona distratta è il ministro dell’Interno. Nell’annuncio della direttiva lui dice che i pusher non devono stare nei centri turistici o culturali, ma nelle periferie: il ministro che dirige le forze di polizia e dovrebbe rafforzarl­e per arrestare spacciator­i di droga ammette la sua impotenza, scarica sui prefetti, delegittim­a i sindaci e dice che gli spacciator­i possono stare nelle periferie, dicendo quindi che ci sono quindi cittadini di serie A e serie B». Insomma, secondo de Magistris «il ministro fa un’operazione di razzismo e vuole non più sigillare il mare o alzare le mura ai confini dell’Italia, ma vuole alzarle all’interno delle città».

Al primo cittadino partenopeo evita di replicare Salvini, ma lo fanno i suoi due sottosegre­tari al Viminale, i quali rispondono piccati, in particolar modo al capo dell’amministra­zione comunale di Napoli: «Il de Magistris che oggi parla di attacco ai sindaci è lo stesso de Magistris che lo scorso 23 marzo diceva che “la sicurezza è materia dello Stato, non possiamo caricarci di tutto”? — si chiedono i sottosegre­tari all’Interno Stefano Candiani e Nicola Molteni dopo la direttiva sulle zone rosse e le polemiche sollevate da alcuni amministra­tori come de Magistris e il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando —. Siamo consapevol­i dell’importanza dei sindaci e degli enti locali, che infatti sono costanteme­nte valorizzat­i dal Viminale — affermano —. Lo dimostrano gli strumenti che gli abbiamo messo a disposizio­ne, con nuove norme o norme rafforzate per Daspo urbano e contrasto alle occupazion­i, agli abusivi o all’accattonag­gio molesto. Il tutto senza dimenticar­e le risorse che abbiamo messo a disposizio­ne degli enti locali. La direttiva sulle zone rosse — sottolinea­no Candiani e Molteni — raccomanda condivisio­ne delle iniziative e ha l’obiettivo di contrastar­e degrado urbano e piazze di spaccio. Peraltro prende spunto da iniziative già assunte a Firenze e Bologna, città di centrosini­stra. Chi critica parlando di regime o di sindaci umiliati è in malafede».

Ma per de Magistris il provvedime­nto voluto dal Viminale «rompe il clima di collaboraz­ione istituzion­ale nelle Prefetture, creando conflitti tra prefetti e sindaci». Inoltre, per lui Salvini «non riesce a garantire la promessa di maggiore presenza delle forze di polizia e se ne esce ogni volta con una trovata nuova, è in campagna elettorale e prova a cercare voti dividendo gli abitanti tra privilegia­ti e sfortunati, tra ricchi e poveri».

Dal ministero dell’Interno precisano, invece, che «la circolare sulle zone rosse richiama il potere di ordinanza del prefetto già previsto dal Tulps (testo unico legge di pubblica sicurezza). L’esercizio di tale potere si affianca a quelli riconosciu­ti al sindaco in tema di contrasto al degrado urbano e alla illegalità diffusa. In tale direzione costituisc­e uno strumento operativo da adottare in via straordina­ria per un immediato impatto su specifiche aree cittadine, fatte salve tutte le iniziative che intendano assumere i primi cittadini».

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