Corriere del Mezzogiorno (Campania)
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Stasera a l’attore riceve l’Annibale Ruccello alla prima del Positano Teatro Festival «Fu Eduardo a insegnarmi che il personaggio non deve mai sapere cosa fa l’interprete»
«Un premio che mi emoziona e che lega tanti aspetti della mia vita, da Eduardo a Luca De Filippo, da Annibale Ruccello al rapporto con Positano». Gianfelice Imparato riceverà stasera alla 20.45, nella nuova arena chiamata Piazza dei Racconti, stasera alle il riconoscimento (opera di Francesco Clemente) intestato al drammaturgo stabiese scomparso nel 1986. La cerimonia avverrà in occasione dell’inaugurazione del Positano Teatro Festival diretto da Gerardo D’Andrea, che vedrà anche Antonella Morea esibirsi con poesie e canzoni di De Filippo e Viviani.
Partiamo da Eduardo, di cui ha ereditato i ruoli nella compagnia Elledieffe, dopo la morte di Luca.
«Devo questo onore proprio a Luca, che appena ricoverato mi chiese di sostituirlo in “Non ti pago”. Mi ricordò gli esordi comuni e i tanti lavori fatti insieme. Tutto era iniziato con Angela Pagano che mi consigliò a Eduardo, tra il ’79 e l’80, quando stava mettendo su una compagnia intestata al figlio».
Le fece un provino?
«Non ce ne fu bisogno. Mi convocò nella sua casa di Velletri e io preoccupatissimo preparai un paio di pezzi da fargli ascoltare. Invece lui mi osservò con il suo tipico sguardo, mi chiese qualcosa e disse che andavo bene. Aveva l’arte di scrutare dentro le persone. Fu così che mi diresse in “La donna è mobile” di Vincenzo Scarpetta e poi nel suo “Il figlio di Pulcinella”, a cui è legato un altro aneddoto». Ce lo racconta?
«Si a un tratto dovevo fare una gran risata e non mi veniva. Lo dissi a Eduardo e lui senza scomporsi mi consigliò di fingere il gesto e di usare le mani sulla bocca e sulla pancia. Lo feci e in scena ebbi un grande applauso. Contento lo ripetei la sera dopo, ma stavolta silenzio assoluto. E lui mi disse: “Non avete strappato l’applauso perché ve lo aspettavate. La verità è che il personaggio non deve mai sapere quello che fa l’attore”. Una lezione che non dimenticherò mai!».
E ora è alle prese con le sue commedie insieme a Carolina Rosi.
«Sì, ma non parliamo di eredità. La cosa più importante è rimanere se stessi, senza rischiare mai l’imitazione. Non a caso con i ragazzi della Scuola della Pergola di Firenze faremo tre pezzi brevi di Eduardo, che porteremo anche al Nuovo in autunno, recitandoli in italiano, a conferma della sua universalità».
Ha vinto un premio intestato a Ruccello, stabiese come lei. Lo conosceva?
«Certo, avevamo la stessa età ed eravamo buoni amici, anche se per motivi di lavoro ci vedevamo poco. Nell’86 a Roma fui anche vicino a interpretare un suo brano, che però aveva già affidato ad altri. Comunque, al di là della cupezza finale di alcune sue straordinarie opere, era una persona solare e molto vitale».
Infine Positano, che ricordi ha?
«Tantissimi, ma quello più nitido è legato alla fine degli anni ’60 quando a 14-15 anni con gli amici montavamo le tende sulla spiaggia di Fornillo, davanti al ristorante di Pupetto e ci restavamo per una settimana e più. Una cosa oggi assolutamente impensabile».
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Il passaggio di testimone Essere protagonista nella compagnia Elledieffe è un onore che devo a Luca: appena ricoverato mi chiese di sostituirlo in “Non ti pago”