Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Via libera all’accordo Nel Banco di Napoli parte la corsa agli esodi
In Campania gli addetti sono 2700 e le filiali 280
Ora si riparte dai numeri: in Campania i dipendenti sono 2700 e le filiali 280. Il marchio Banco di Napoli, come anticipato il 22 dicembre scorso dal Corriere
della Sera, non sparirà. Il «brand» resterà sulle filiali. «E come non potrebbe visto il rapporto che esiste da sempre tra il Banco e i napoletani», racconta chi in queste ore ha vissuto in prima persona la svolta della banca insieme ai dipendenti. Ma, in base al piano d’impresa 2018-2021 presentato dall’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Carlo Messina, in Campania come nelle altre regioni dove ci sono banche assorbite dal gruppo Intesa Sanpaolo - ci sarà uno sfoltimento di personale finalizzato a quel cambio generazionale che il management del gruppo intende realizzare non solo per una mera questione legata alla riduzione dei costi.
Il percorso verso l’uscita volontaria dal Banco di Napoli per molti è già cominciato. E l’esodo, secondo il piano, si completerà entro tre anni. Quanti saranno, dunque, i dipendenti campani che andranno in pensione? E quante filiali saranno soppresse? Al momento non esiste ancora una ripartizione delle quote di dipendenti verso la pensione, anche se nelle filiali ci sono già le grandi manovre per scegliere la strada dell’uscita volontaria. Inoltre, come si sa, l’accordo con Intesa Sanpaolo è stato raggiunto in modo lineare e senza polemiche con le organizzazioni sindacali. E il Sud non sarà svuotato perché, come ha confermato anche l’ad Carlo Messina, la maggior parte delle assunzioni avverrà proprio al Sud. Il Banco di Napoli ha sedi e filiali in quattro regioni: non solo in Campania, ma anche in Puglia, Basilicata e Calabria. Complessivamente le filiali sono 563 e i dipendenti 5.745. Ma il «cuore» del Banco resterà Napoli dove è stato confermato
Carlo Messina Vogliamo diventare la banca numero uno in Europa Obiettivi: de-risking senza spese per gli azionisti, riduzione dei costi e aumento dei ricavi
Francesco Guido come direttore regionale per il Sud del gruppo.
Ma cosa prevede il piano presentato ieri dall’ad Carlo Messina? Entro la prima metà del 2020 sono previste 9 mila uscite volontarie da Intesa Sanpaolo per un risparmio di spese per il personale di circa 675 milioni di euro annui dal 2021. Almeno 1.650 persone saranno invece assunte e sarà lanciata un’iniziativa dedicata per la riconversione di almeno 5 mila dipendenti verso ruoli ad elevato valore aggiunto. Non solo: entro il 2021 è prevista inoltre l’ottimizzazione della rete di filiali in Italia, con altre 1.100 chiusure. Il gruppo bancario, inoltre, secondo quanto è emerso ieri, punta sulla gestione attiva del portafoglio immobiliare, con la creazione di una nuova sede a Milano, «Isp City», per «ottimizzare la produttività, centralizzando le funzioni di direzione in un’unica sede e ottimizzando i tempi di trasferimento con il centro direzionale a Torino». Ci sarà una riduzione delle «entità giuridiche» del gruppo ma saranno mantenuti i marchi «con più valore per la clientela». Di conseguenza ci sarà la fusione con 12 società controllate nella capogruppo. Oltre il Banco di Napoli (entro la fine del 2019), il percorso ufficializzato ieri dall’ad Carlo Messina riguarderà anche Cr Firenze, Cr Pistoia e Lucchesia, Cr Veneto, Carisbo, Cariromagna, Cr Friuli Venezia Giulia, Banca Nuova, Banca Apulia, Banca Imi, Banca Prossima e Mediocredito Italiano. Come detto, nel piano 2018-2021 sono previste 1650 nuove assunzioni, soprattutto giovani e meridionali, a partire da Napoli.
«Vogliamo diventare la Banca numero uno in Europa e abbiamo tre obiettivi. Il primo è un significativo derisking senza costi per gli azionisti. Il secondo è la riduzione dei costi, semplificando il modello operativo. Il terzo è aumentare i ricavi, diventando leader nel welfare management and protection», ha detto ieri l’ad Messina.