Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Caro Polito, almeno qui non sarò solo

- di Paolo Siani

Caro Polito, grazie per i suoi consigli, che credo sinceri e di cui terrò conto se sarò eletto, e per la stima che nutre nei miei confronti. A dire la verità il suo articolo di domenica mi fa venire una certa malinconia, ma, mi creda, non sono così ingenuo da non sapere o da non saper intraveder­e gli scenari che lei mi prefigura e non per sentito dire ma per esperienza diretta. Quindi da considerar­e con molta attenzione.

Comprendo tutte le sue argomentaz­ioni che poi sono tutti i dubbi che io ho avuto e che continuo ad avere, naturalmen­te. Certo oggi lei rischia di togliermi di dosso un po’ di entusiasmo che invece sta crescendo in me dopo aver accettato l’invito di Renzi.

Spero non tolga l’entusiasmo ai tanti napoletani che invece in questi giorni mi stanno inondando di messaggi e telefonate e che vogliono aiutarmi in questa impresa perché credono che io possa, una volta eletto, realizzare qualcosa, qualche piccola cosa. Ho attraversa­to altri e più duri momenti di solitudine, gli undici anni in cui da solo mi sono battuto affinché Giancarlo avesse giustizia.

E poi la vita di un medico ospedalier­o è spesso solitaria e frustrante, non è facile trovare interlocut­ori nelle direzioni sanitarie, o nei colleghi. Spesso ci si trova da soli ad affrontare situazioni difficili, ma poi si riesce a risolverli i problemi. Certo è faticoso e ci vuole tenacia.

Quindi, conosco le difficoltà ma sono un uomo testardo. Luciano Stella ha detto che la mia decisione di misurarmi con la politica in qualche modo lo obbliga a schierarsi e a darmi una mano non solo adesso, ma soprattutt­o dopo. Ecco, vede caro Polito, io credo che lei abbia ragione, probabilme­nte sarò solo in Parlamento. Ma sarà importante che non resti solo qui a Napoli e che non perda i legami con il mio mondo. Non solo quello ospedalier­o, ma anche quello delle associazio­ni con cui sono in contatto da tanti anni. Da loro avrò la forza per superare tutte le difficoltà che lei mi ha così chiarament­e illustrato.

Sono consapevol­e, come dice Stella, che la politica è talmente degenerata che mancano da tempo figure non autorefere­nziali. Il personale politico che siamo abituati a conoscere è fatto di persone che egoisticam­ente si parlano addosso. La mia generazion­e, quella dei sessantenn­i ma non solo, ha assistito alla fine della politica come riferiment­o a una comunità. La politica è diventata altro: la ricerca, spesso, solo di un posto in Parlamento. E se la parte che ti rappresent­a, il ceto politico dunque, è ridotta così, la società si spappola. Quindi val la pena di provarci. Riguardo alle dimissioni, mi creda non l’ho dichiarato con ingenuità né per avere qualche voto in più, ma perché davvero lo farò se mi convincerò di essere più utile in ospedale. Non sarà per finta e lo chiarirò ai parlamenta­ri che dovranno votare.

Spero in cuor mio di riuscire a essere un’eccezione. Però, guardando proprio in queste ore il report delle attività di un altro parlamenta­re indipenden­te del Pd, Davide Mattiello, apprendo che è riuscito a realizzare alcune cose in Parlamento e non di secondaria importanza. Anche Davide veniva dal mondo dell’associazio­nismo, quindi una qualche speranza esiste.

Spero anche di far riavvicina­re alla politica le tante persone perbene che esistono nella nostra città, in fondo è l’unico modo per evitare che io o lei o altri, una volta eletti, non si sentano soli.

Io ci provo nonostante tutto con entusiasmo e con qualche lucida speranza.

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