Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Ricciardi (Iss): «Assistenza al palo È necessario un Piano Marshall»
«Servizi inadeguati, c’è mortalità evitabile»
«Nel 1978 feci il mio tirocinio
NAPOLI post laurea al Cardarelli, in chirurgia, e pure in presenza di eccellenti professionalità, la situazione organizzativa lasciava molto a desiderare. Poi, mi recai in Bulgaria, e trovai una situazione peggiore. Tuttavia, dopo quindici anni, sono tornato a Sofia, e ho potuto notare i progressi del sistema sanitario bulgaro. Mentre al Sud resta tutto uguale a tanti anni fa».
Walter Ricciardi, vomerese — un passato da attore negli sceneggiati tv degli anni ‘60 e ‘70, tra cui I ragazzi di padre
Tobia, e nei film di Mario Merola — è il presidente dell’Istituto superiore di Sanità. È stato il primo editor non inglese dell’Oxford Handbook of Public Health e il primo componente non americano del National Board of Medical. Pluripremiato a livello internazionale, il governo lo ha designato a rappresentare l’Italia nell’Executive Board dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ora, attraverso la trasmissione Presa diretta, ha lanciato un nuovo allarme: a Napoli si muore, in media, 8 anni prima che nel resto d’Europa.
Professore, colpa della gestione regionale della sanità?
«Beh, ci sono altre Regioni, come alcune del Nord, che hanno saputo fare molto bene. Il problema resta del Mezzogiorno
e della Campania, vale a dire dove si fa poca prevenzione: scarsa attività fisica, fumo, alimentazione sbagliata e i servizi che continuano ad essere inadeguati. Insomma, tutto ciò che può essere contemplato nella cosiddetta mortalità evitabile. Del resto, basti dire che gli screening oncologici al Sud raggiungono il 30% della popolazione, mentre al Nord arrivano al 100%».
E l’inquinamento ambientale?
«Tranne per alcuni siti inquinati, il paragone con il Nord è improponibile. La pianura padana è certamente l’area più inquinata d’Italia».
E come viene fuori il divario di otto anni nell’aspettativa di vita napoletana rispetto al resto d’Europa?
«Lo studio Urbes sulle aree metropolitane ha rilevato che il divario sull’aspettativa di vita in Italia è di 4 anni, benché nel 2001 la differenza tra un campano e un lombardo fosse soltanto di un anno. E ciò già dice molto. L’aspettativa di vita, poi, allarga la sua forbice fino a 8 anni se confrontiamo un maschio dell’area napoletana con un altro che vive a Stoccolma: qui si passa dai 76 anni del primo agli 83 del secondo».
Professore, converrà che il fondo nazionale di riparto della sanità continua a penalizzare la Campania solo perché ha la popolazione più giovane. Non crede che si debba mettere mano alla modifica dei parametri di distribuzione dei fondi?
«Sicuramente, ma i soldi in più, con questa situazione, finiscono per disperdersi nel calderone della spesa. Invece, dato il drammatico divario con il Nord, penso che il Sud da solo non possa farcela. C’è bisogno di un patto con lo Stato. Di un piano Marshall. Ma le Regioni oppongono una certa riluttanza a cedere fette di competenze».
Il management meridionale non è adeguato?
«Non facciamo di tutta l’erba un fascio. Ma certo, un manager nominato dalla politica sente di dover rispondere soprattutto ad essa. Per il resto, conosco tanti manager eccellenti del Sud. Ma il problema resta la condizione in cui si opera».
Non è colpa di tutte le Regioni se al Nord la sanità funziona e al Sud no È ovvio che i manager nominati dalla politica rispondono ad essa