Corriere del Mezzogiorno (Campania)
La difficoltà di insegnare nelle scuole di frontiera
Caro direttore, Roberto Saviano giustamente ritiene che occorrano a Napoli insegnanti e maestri per affrontare in maniera efficace il problema della delinquenza giovanile.
Ma già quindici anni fa padre Luigi Merola chiedeva non l’invio dell’esercito ma la presenza di più docenti nelle scuole: purtroppo la quantità da sola non basta. Insegno da oltre venti anni negli istituti professionali che sono scuole frequentate, per la maggior parte, da adolescenti con famiglie disgregate alle spalle, privi di validi modelli culturali o, nel migliore dei casi, da ragazzi poco motivati allo studio.
Scuole con un’ elevata percentuale di dispersione scolastica e di bocciature dove, più che altrove, il problema è la formazione dei docenti. Non basta aver superato un concorso per affrontare l’ostilità o l’indifferenza di ragazzi che aspettano solo di assolvere l’obbligo scolastico per essere liberi di tornare nella strada, considerata unico modello di vita e di rapida realizzazione economica. È necessario saper approfittare di questa permanenza forzata nei banchi per convincerli a restare a scuola con strategie didattiche innovative, con linguaggi e comportamenti che dimostrino passione e fiducia nelle loro potenzialità. C’è bisogno di insegnanti formati a lavorare con adolescenti speciali, abituati a confrontarsi con un mondo in cui la regola è assente ed il benessere della legalità non è percepito; insegnanti che entrino ogni giorno nelle classi e si impegnino con pazienza e tenacia nella rappresentazione concreta di ciò che dicono. C’è bisogno di ordinaria gestione delle emozioni per chi è abituato a comunicare soltanto con violenza e prevaricazione.
Occorrono scuole che non siano «progettifici», ma luoghi di attenzione e di studio, esempi di rigore e di impegno quotidiano. Molti anni fa, in una scuola di frontiera della periferia orientale della nostra città, riuscimmo a creare una comunità educante in grado di testimoniare con la fatica quotidiana il valore formativo della conoscenza ed anche il supplemento settimanale del Suo giornale riconobbe quel piccolo contributo dell’istituzione scolastica alla formazione dei cittadini. Da allora, come ci raccontano gli ultimi avvenimenti di cronaca, la situazione è drammaticamente peggiorata, ma si continua a non investire abbastanza nella formazione e valutazione degli insegnanti che possono essere, non tutti ma solo quelli motivati e consapevoli della funzione che svolgono in questi delicati contesti, un valido argine nei confronti di una deriva che rischia di travolgerci tutti.