Corriere del Mezzogiorno (Campania)
TROPPI SILENZI SUL GOVERNO DEL TERRITORIO
Giorni fa sulle pagine di diversi quotidiani è stata pubblicata una lettera aperta di opinionisti, docenti universitari, rappresentanti del mondo dell’economia e del lavoro, dell’ambientalismo. La lettera esprimeva preoccupazione per il silenzio che continua ad avvolgere due provvedimenti di grande rilevanza riguardanti il governo del territorio regionale e metropolitano: il piano paesaggistico regionale e il piano strategico della Città Metropolitana. Alla preoccupazione della lettera vorrei aggiungere qualche motivazione sulla rilevanza dei provvedimenti richiamati e sulla meraviglia personale per lo scarso, o meglio nessun ascolto esplicito non solo da parte delle amministrazioni interessate, ma anche dei partiti e delle associazioni. Negli ultimi anni in gran parte delle regioni del nostro Paese sono state messe alla prova innovazioni consistenti nel governo del territorio che potrebbero consentire un futuro meno gramo per i nostri territori. La prima riguarda il mutamento del rapporto tra pubbliche amministrazioni e cittadini, che fonda sulla consapevolezza delle crescenti difficoltà per l’amministrazione a trovare da sola soluzioni adeguate ai problemi della collettività. Dall’articolo 118 relativo alla riforma del 2001 del Titolo V della Costituzione con l’introduzione del principio di sussidiarietà orizzontale, alla legge n.15 dell’11 febbraio 2005, si è affermato il principio che la pubblica amministrazione non opera più a partire da una presunta posizione di supremazia e che, di conseguenza, non esistono più limiti alla possibilità per i cittadini e le amministrazioni di trovare soluzioni negoziate, anche all’interno di un procedimento amministrativo in senso proprio.
Questa innovazione potrebbe trovare applicazione in una molteplicità di situazioni concrete. Ad esempio, nella partecipazione all’interno delle cosiddette zone omogenee previste dalla Legge Delrio per il piano strategico della Città metropolitana, con l’apporto dei forum. Ma anche nell’applicazione di un nuovo testo normativo, di natura regolamentare, adottato tempestivamente dal comune di Bologna già nel maggio 2014, che vuole supplire all’assenza di norme specifiche sulla sussidiarietà orizzontale. Questo regolamento ha attivato un particolare laboratorio di sperimentazione sui beni comuni, adottato da un centinaio di comuni interessati a disciplinare e promuovere nuovi modi di cura condivisa dei beni e degli spazi urbani, per una loro rigenerazione.
La seconda innovazione riguarda la nuova generazione di piani paesaggistici, particolarmente interessante per il piano campano in itinere sulla base del protocollo firmato dalla Regione Campania con il Mi bactnellu gli o del 2016. Questa nuova generazione assegna al piano paesaggistico il ruolo di strumento di carattere multidisciplinare, intersettoriale e multi scalare, che sposta il baricentro dal bene paesaggistico al paesaggio regionale nel suo insieme, con l’assunzione di una visione strategica che fornisce strumenti operativi alla visione statutaria. Con l’affermazione di una interpretazione strutturale del piano si accredita il passaggio da una dimensione prevalentemente vincolistica a una regolativa volta a definire le condizioni perla gestione delle trasformazioni riferite all’intero territorio regionale. Non sono pochele Regioni che hanno meritoriamente concluso il percorso di un piano così copianificato: la Puglia e la Toscana nel 2015, il Piemonte nell’ottobre 2017, la Sardegna per l’ambito costiero, la Calabria, il Veneto e il Lazio con l’adozione del piano.
Anche soltanto sulla base di queste succinte considerazioni, risulta evidente la rilevanza degli impegni che riguardano Città Metropolitana e Regione Campania. E risulta stupefacente il silenzio dei partiti, ma anche delle diverse associazioni. Non meriterebbero, tanto per fare un riferimento specifico, una qualche attenzione da parte dei tre candidati alla segretaria del Pd napoletano?