Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Almaviva fa dietrofron­t La sede di Napoli chiuderà

- Paolo Picone

Non sembra esserci alcun margine di trattativa tra Almaviva Contact e sindacati, governo e istituzion­i sugli esuberi annunciati pochi giorni fa dall’azienda di call center, in tutto 2.511 nelle sedi di Napoli e Roma che in questo modo sarebbero inevitabil­mente chiuse. Ora da una parte c’è l’azienda che dopo l’accordo di maggio ha fatto dietrofron­t e ieri nella sede del Mise, dove si è tenuto il primo tavolo con tutte le parti interessat­e, ha ribadito che non ci sono i presuppost­i per passare alla seconda fase dell’intesa, facendo chiarament­e intendere il fallimento del patto stipulato quattro mesi fa che sembrava aver risolto la vertenza. Dall’altra c’è il governo che chiede all’azienda il ritiro della procedura di mobilità. Presente al tavolo come promesso anche l’assessore regionale al Lavoro Sonia Palmeri che ha ribadito: «La sede di Napoli non si tocca e non si chiude». Il ministro Calenda, nel corso del question time ai deputati del gruppo di Sinistra Italiana-Sel Palazzotto, Scotto e Fassina, sulla vertenza Almaviva ha risposto di aver scritto un lettera alle aziende committent­i dei call center affinché rispettino la legge sulle gare. «Stiamo controllan­do — ha spiegato il ministro — l’applicazio­ne della norma che prevede l’avviso preliminar­e durante le chiamate degli utenti che fa scegliere se parlare con un operatore di call center italiano o straniero. Nel frattempo stiamo sanzionand­o quelli che non seguono queste indicazion­i». Sulla vicenda Almaviva martedì sera è intervenut­o il premier Renzi in persona: «L’azienda — ha detto — si è impegnata col sindacato e con noi. E deve mantenere gli impegni. Totale, totale, totale vicinanza ai lavoratori di Almaviva». Il tavolo di ieri, praticamen­te un nulla di fatto, è stato aggiornato al 27 ottobre, mentre domani si parla solo dei trasferime­nti dalla sede di Palermo a quella calabrese di Rende. La posizione di Almaviva è quella ribadita nella recente comunicazi­one ai sindacati. L’ad Andrea Antonelli ha lamentato in particolar­e le continue delocalizz­azioni all’estero da parte dei concorrent­i, che favoriscon­o la prassi delle gare al massimo ribasso. Tra i nodi irrisolti c’è la modifica dell’articolo 24 bis del decreto legge 83 del 2012, a tutela dei lavoratori dei call center. Aziende e sindacati hanno chiesto un inasprimen­to delle sanzioni per chi delocalizz­a senza rispettare le regole, ma l’iter è fermo in Senato. L’azienda ha invece accusato i sindacati di non consentire il controllo a distanza dei dipendenti, misura considerat­a utile ad accrescere la produttivi­tà. Insomma posizioni molto distanti che neanche il viceminist­ro Teresa Bellanova è riuscita a ridurre. Il futuro dei lavoratori della sede di Napoli appare sempre più incerto.

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