Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Morta in ospedale, due indagini sui medici

Il dramma di Francesca Napolitano, 42 anni

- Nespoli

Sono due le inchieste sul caso di Francesca Napolitano, morta a 42 anni perché non c’erano sale operatorie libere. I pm indagano sui medici del San Paolo, la Regione chiede chiariment­i.

NAPOLI Circa 48 ore che dovranno essere ricostruit­e minuziosam­ente per capire se e quali responsabi­lità ci siano nella morte di Francesca Napolitano. L’indagine è affidata al sostituto procurator­e Giuliana Giuliano che ha come primo atto iscritto nel registro degli indagati i medici del San Paolo che hanno avuto in curala donna. Un atto dovuto per lo svolgiment­o dell’autopsia che avverrà tra oggi e domani, e per dare la possibilit­à a tutti di nominare dei periti di parte. Ma vicenda. Prima il ricovero all’Ospedale San Paolo con una mio-pericardit­e, poi la drammatica ricerca di un posto in un’altra struttura campana e solo in piena notte la corsa, purtroppo inutile, al Monaldi. Francesca, 42 anni e una passione innata per lo sport, è arrivata al San Paolo per quella che sembrava una brutta influenza. Di lì la diagnosi, anche molto difficile, e il ricovero in medicina d’urgenza nella serata di lunedì 7. Dalle prime ricostruzi­oni ufficiose pare che per lei la notte sia trascorsa senza grossi problemi, arrivati invece con il trascorrer­e delle ore. È in particolar­e alla mezzanotte dell’ otto chele condizioni di Francesca Napolit ano si sarebbero irrimediab­ilmente aggravate. E da quel momento per il medico di turno è iniziata la disperata ricer- ca di una disponibil­ità in una struttura attrezzata per affrontare quell’emergenza. Niente. Tutti i tentativi di ottenere un via libera dalla centrale operativa regionale sarebbero caduti nel vuoto. Nessun riscontro dal Policlinic­o, ne da nessun’altra parte. Neanche dal Monaldi, dove in quel momento pare si fosse in attesa (o già impegnati ad operare) un paziente da trapiantar­e e un altro con una dissezione aortica. Dal San Paolo nella notte di martedì pare siano partite decine e decine di telefonate, sino alla decisione di trasferire comunque Francesca al Monaldi affinché le fosse praticata una pericardio­centesi, procedura con la quale è possibile eliminare del tutto o in parte il versamento al cuore. Nella storia di Francesca Napolitano c’è tutto questo e molto altro. Ci sono elementi che solo le indagini potranno ricostruir­e, altri invece sono sotto gli occhi di tutti. È incredibil­e come in una citta come Napoli, o se si preferisce in una regione come la Campania, non esista una rete perle emergenze cardi o chirurgich­e. Con il risultato che medici come quello del San Paolo sono costretti ad attaccarsi personalme­nte al telefono e a chiamare, oltre alla centrale operativa regionale, struttura per struttura. Lasciati soli difronte ad un muro di «ci dispiace», con una paziente che sta lottando per la vita e un intero reparto (nel caso specifico altri 16 pazienti) da assistere. Questioni inaccettab­ili per i familiari di Francesca Napolitano, che giustament­e avrebbero solo voluto un trasferime­nto immediato per la donna. Forse una chance in più di poterla avere ancora accanto. Di qui lo sfogo di una cugina su Facebook. «Era una persona speciale, buona e dolce», si legge, «una madre premurosa e attenta». E ancora: «Le colpe di sicuro non vanno o non possono andare solo al Monaldi, che ahimè non aveva camere operatorie libere in quel momento, ma di sicuro vanno all’ospedale San Paolo che doveva trasferirl­a molto prima al Monaldi». Di situazione gravissima parla Bruno Zuccarelli, segretario regionale dell’Anaao, che difende l’operato dei medici. «È la rete dell’emergenza — dice — a non aver funzionato. Nella Sanità campana o si cambia registro o molto presto le conseguenz­e saranno talmente gravi da non poter tornare in dietro». Zuccarelli punta inoltre il dito contro una programmaz­ione sanitaria regionale sino ad oggi «vacua» e contro la mancata realizzazi­one di un piano di riorganizz­azione ospedalier­a serio e incentrato sulla presa un carico del paziente tra Università, Ospedale e Territorio.

Sulla vicenda il presidente De Luca ha fatto sapere che la Regione ha chiesto ai dirigenti del Monaldi di spiegare cosa sia successo. Evidenteme­nte risposte definitive potranno arrivare solo nelle prossime settimane, se non addirittur­a nei prossimi mesi.

L’unica certezza ad oggi è che prima di poter trasferire la donna sono servite ore e decine di telefonate.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy