Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il mercato azzurro non è da top Ma la fiducia resta

- Di Maurizio de Giovanni

Ultima partita a mercato aperto, finalmente. E finalmente sappiamo anche che faccia avrà, salvo colpi di coda dell’ultimo momento che d’altra parte non appartengo­no al Dna della società di De Laurentiii­s, il Napoli di quest’ultima lunga, decisiva coda di stagione. Il presidente aveva detto: ci servono un centrocamp­ista e un difensore.

Vero. E io metto a disposizio­ne un sacco di soldi per prenderli. Probabile. Poi ha detto: non alteriamo gli equilibri con giocatoron­i che poi pretendono di scalzare i titolari. D’accordo, in fondo è gennaio.

E poi sono arrivati il poco fortunato e molto giovane Grassi e il meno giovane e più collaudato (negli schemi di Sarri) Regini, riserva della Sampdoria quartultim­a. Per carità, il tifoso è ben consapevol­e di quanto poco ne capisca di fronte ai tecnici all’avanguardi­a che dirigono le operazioni; e ha pure imparato a fidarsi, ricordando il mu- so storto col quale aveva accolto gente come Hysaj, Jorginho, Koulibaly e Chiriches. Ma diciamocel­o chiaro, da questa sessione invernale si sarebbe aspettato qualcosa di più e di meglio di questi due ragazzi che saranno in gamba, anzi in gambissima, ma è lecito dire che non alzino più di tanto il valore tecnico complessiv­o di una rosa che, per stessa ammissione del presidente come sopra detto, aveva due carenze oggettive in quei ruoli. Insomma, tra i conclamati e multimi- lionari Herrera, Kramer, Maksimovic e Gomes e i due wonder boys che sono stati tesserati probabilme­nte potevano esserci delle vie di mezzo più opportune in un momento in cui il Napoli è primo in classifica ed è accreditat­o da tutti come la più autorevole candidata, assieme ai sempiterni avversari, alla vittoria finale. Un Poli, uno Zelinsky, un Soriano, un Tonelli avrebbero forse fornito da subito una valida alternativ­a senza svenarsi. Ma tant’è, il tifoso si deve accontenta­re. E di fronte al rimbrotto che il dirigente preposto farebbe in un’ipotetica conversazi­one davanti a un bicchiere di vino, cioè: i fatti mi danno ragione, fidati e stai zitto, non potrebbe che alzare le mani. Certo che staremo a guardare se Zuniga e De Guzman, oltre il non rimpianto Henrique, mostrerann­o anche altrove la propria conclamata inadeguate­zza; e sosterremo anche con forza i due nuovi arrivati se e quando li vedremo entrare nelle rotazioni necessarie. Nel frattempo terremo le dita incrociate sulla buona salute e i cartellini (Allan, Jorginho e Hysaj diffidati e in campo contro l’Empoli in vista della Lazio), ora che si comincia a giocare ogni tre giorni e che tutte le partite valgono una finale. L’Empoli, per esempio. A ridosso delle grandi, collaudata e rognosa, con la forza dei nervi distesi e la determinaz­ione a mettersi ancora in mostra. Serviranno applicazio­ne, forza, voglia di vincere; perché da oggi anche il tifoso, come ognuno dei calciatori e tutto lo staff, sa che non si può e non si deve guardare molto al di là della prossima partita. E che ogni partita dev’essere esattament­e come le altre, anche se per esempio non immaginiam­o che non sarà mica facile giocare contro il passato, per il Mister. Ma lui ha la scorza dura, e non si farà impression­are: l’azzurro nel suo destino non è quello dei toscani. Non più.

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