UNA DONNA ESASPERATA
A lungo si è pensato che Sof’ja (chiamata da tutti Sonja) fosse una moglie-megera, nemica delle ambizioni etiche del marito. Tuttavia c’è anche chi la difende, se non altro perché lo scrittore la tradì continuamente e la sfruttò prevalentemente come copista. Racconta Pietro Citati nel suo Tolstoj: “C’era, in lei, un desiderio di assoluto, una tetra forza di concentrazione, una tendenza a esasperare i propri sentimenti, come armi con cui ferire soprattutto se stessa; e continui sbalzi d’umore, che la trasportarono dalla gioia all’ansietà, dall’amore all’odio”. Fu così che quel matrimonio si ingarbugliò e divenne una prigione da cui nessuno dei due era in grado di liberarsi. Dopo la scomparsa di Tolstoj, Sof’ja tornò a vivere a Jasnaja Poljana dove scrisse memorie e racconti e divenne, come lui, vegetariana e filantropa. Morì di polmonite nove anni dopo il marito, a 75 anni, accudita da Saša, la figlia meno amata, con cui tuttavia, alla fine della vita, era riuscita a trovare un’intesa.