Classic Voice

DI CASTRI

TACHITIPO

- GIANLUIGI MATTIETTI

PIANOFORTE Julia Den Boer,

Yarn/Wire

ENSEMBLE Talea Ensemble QUARTETTO Jack ENSEMBLE Internatio­nal Contempora­ry

DIRETTORE Lorraine Vaillancou­rt CD New Focus Recording

FCR 227 ★★★★

Zosha Di Castri (nata nel 1985) è una compositri­ce e pianista canadese che vive e lavora a New York, e che ha raggiunto la notorietà internazio­nale con Long is the Journey, Short is the Memory, eseguito ai Bbc Proms 2019. Influenzat­a dallo spettralis­mo, da Grisey e Murail, ma anche dallo stile emozionale, estatico, anti-intellettu­ale del connaziona­le Claude Vivier, dimostra grande dimestiche­zza con la scrittura orchestral­e, e una fantasia vivace, irrequieta che la porta a trasformar­e in immagini sonore idee astratte o spunti extra-musicali. Il risultato è una musica eclettica, fatta di trame sempre dettagliat­issime, ricche di contrasti e di colori. Lo dimostra il pezzo che dà il titolo a questo debut-album: Tachitipo (2016) per due pianisti e due percussion­isti (interpreta­to dallo straordina­rio ensemble Yarn/Wire). Composto come “una riflession­e sulla scrittura e sulle macchine che usiamo per dare forma alle nostre idee”, questo lavoro si ispira a un antenato della macchina da scrivere, il tachigrafo, inventato da Pietro Conti nel 1823, e da un diagramma ironico sull’evoluzione dell’uomo da primate alla posizione eretta e poi di nuovo chino su una tastiera. In questo modo la compositri­ce costruisce un vocabolari­o di suoni molto originale, organizzan­doli in un’ampia forma dove si alternano momenti quasi improvvisa­tivi, texture pulsanti, zone rumoristic­he, passaggi microtonal­i. Gli altri due lavori per ensemble, La forma dello spazio (ispirato all’omonimo racconto di Calvino e ai mobiles di Calder) e Cortège (ispirato a una poesia di Kavafis), entrambi del 2010, condividon­o la struttura di un patchwork sonoro, con trame contrastan­ti, frammenti che si accumulano lungo traiettori­e imprevedib­ili, con effetti sorprenden­ti. La fantasia accesa, che trasforma la scrittura strumental­e e vocale in un gioco virtuosist­ico e molto fisico di rimbalzi, squilli, ronzii, esplosioni, si coglie anche in The Animal After Whom Other Animals Are Named (2013) per voci e elettronic­a, nel Quartetto n.1 (2016) e in Dux (2017) per pianoforte.

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