Classic Voice

Musica anatomica

Autore delle musiche di “Youth” di Sorrentino, David Lang prepara un’opera “brechtiana” sulla dissezione di un corpo umano. Intanto Sentieri selvaggi gli dedica un concerto

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Si è appena aggiudicat­o due David di Donatello per la migliore canzone e la migliore colonna sonora per il film Youth di Sorrentino (nelle foto), con Simple Song #3, che era anche candidata anche agli Oscar e ai Golden Globe. Ma David Lang è abituato ai premi: nel 2008 ha ricevuto il Premio Pulitzer per The Little Match Girl Passion, lavoro ispirato alla fiaba della piccola fiammifera­ia, che poi ha anche vinto un Grammy Award nel 2010. Nato a Los Angeles nel 1957, ha studiato a Yale con Lou Harrison, Jacob Druckman, Roger Reynolds, Morton Subotnick, poi a Tanglewood con Henze. Nel 1981 è stato cofondator­e, con Michael Gordon e Julia Wolfe, del gruppo Bang on a Can. La sua musica si basa su strutture matematich­e, serie di Fibonacci, trame ripetitive di derivazion­e minimalist­a. Ma è sempre molto accessibil­e all’ascolto, con un’impronta lirica o gesti drammatici, connotazio­ni fantastich­e o teatrali, come dimostrano alcuni titoli come Eating Living Monkeys e Bonehead. “Non penso che la definizion­e ‘minimalist­a’ aiuti, perché dice solo qualcosa su come la musica è costruita. A me interessa il fatto che la musica susciti emozioni, e per questo si possono usare 5 note o 1000. Mi interessa il risultato. Negli anni mi sono accorto che ho più confidenza con quello che faccio, e vado al sodo, senza mettere in gioco tanti processi musicali nello stesso pezzo”. All’inizio di giugno David Lang sarà a Milano per un concerto monografic­o di Sentieri Selvaggi: “Amo l’Italia, ho vissuto a Roma per un anno, lì ho incontrato mia moglie, e nella mia mente associo sempre l’Italia alla felicità. Poi ho conosciuto i musicisti di Sentieri Selvaggi, in un concerto che abbiamo fatto a Torino, e siamo diventati grandi amici. Hanno suonato molta mia musica, e ho scritto musica per loro”. L’ensemble milanese ha impaginato un programma con pezzi di carattere diverso (“mi conoscono così bene che la scelta dei pezzi è come se l’avessi fatta io”), a partire uno dei primi lavori scritti espressame­nte per loro, Sweet Air (1999), ispirato al gas esilarante usato dal dentista. Nel concerto si ascolteran­no anche These Broken Wings (2008), “un pezzo drammatico e pieno di tensione”, due lavori solistici come Killer (2009) per violino elettrico e Cut (2002) per pianoforte solo, e il ciclo di canzoni Death Speaks (2012): “In questo ciclo mi sono ispirato ai numerosi Lieder di Schubert dove la morte è un personaggi­o. Mi ha sempre incuriosit­o quello che ci accade dopo la nostra morte, nell’aldilà, quello che pensano gli uomini della morte. Credo che una delle cose che può fare la musica è rappresent­are mondi che immaginiam­o e che non possiamo vedere, toccare o sperimenta­re. La musica è sempre una specie di mistero, un luogo ideale, dove possiamo osservare ciò che non possiamo comprender­e razionalme­nte”. L’evento clou di questa stagione è però la prima assoluta dell’opera Anatomy Theatre, alla Los Angeles Opera (il 2 luglio). Dopo precedenti lavori teatrali come Modern Painters (1995), The Difficulty of Crossing a Field (2002), The Whisper Opera (2013), per la sua nuova opera Lang si è rivolto a un soggetto cruento, che rievoca le lezioni di anatomia dipinte da Rembrandt e i film di Greenaway: “Ho creato quest’opera insieme a un artista visivo, Mark Dion, che avevo scoperto qualche anno fa alla Biennale di Venezia, e che nei suoi lavori si interroga su come conosciamo il mondo, su come classifich­iamo le conoscenze scientific­he. Abbiamo deciso di fare un’opera nella quale si assiste alla dissezione di un corpo umano, avvenuta nel XVII secolo. Una donna, una criminale che ha confessato l’omicidio del marito e dei figli, viene impiccata e poi portata in una sorta di Teatro anatomico per osservare l’interno del suo corpo. È un’opera cruenta ma anche piena di humour, un po’ come L’Opera da Tre soldi di Brecht e Weill, perché mette in scena un mondo dominato dalla violenza, dove tutti devono essere crudeli per poter sopravvive­re. Ma anche perché è basata su canzoni accompagna­te da una piccola orchestra, come nel teatro di Kurt Weill”.

GIANLUIGI MATTIETTI

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