Classic Rock (Italy)

Nomadic – Canto per la biodiversi­tà Uno spettacolo di Telmo Pievani e Gianni Maroccolo

Auditorium Parco della Musica, Roma

- Concerto visto da Maurizio Becker e fotografat­o da Marco Pacini il 19 aprile 2024

“Non puoi bagnarti due volte nello stesso fiume. Vai perché la speranza, il bisogno e la fuga sono nomi dello stesso dio. Vai perché la vita è dolce, la vita non vale niente, la vita è un flusso e non te la puoi portare dietro. Vai perché sei vivo, perché muori, forse sei già morto. Vai perché devi”. Così recita

Time to Fly della poetessa inglese Ruth Padel, qui affidata alla voce di Angela Baraldi. E così la pensa anche Gianni Maroccolo. E il flusso della vita è il protagonis­ta della sua nuova avventura artistica. La continuità concettual­e che informa la sua produzione post-Litfiba è presente anche qui: dopo il finto album solista A.C.A.U., dopo la carovana di Nulla è andato perso (con annesso imponente disco dal vivo), dopo la sfida pazza di ALONE (cinque dischi in poco più di due anni), adesso è la volta di questo ambizioso Nomadic: non un semplice concerto, né una conferenza, né un testo teatrale, ma tutte e tre le cose assieme, un po’ alla maniera degli spettacoli tematici firmati Deproducer­s. Scritto insieme al filosofo evoluzioni­sta Telmo Pievani, Nomadic usa il concetto scientific­o di biodiversi­tà e quello antropolog­ico di nomadismo per mettere in scena una vera e propria storia alternativ­a dell’umanità. Una storia dalla quale, in soldoni, emergono due fatti: il primo è che da sempre l’uomo migra e migrando migliora il mondo, il secondo che tutti i popoli che abitano questo pianeta provengono da un unico luogo, l’Africa. Sembrerebb­ero due dettagli, e invece bastano da soli a smontare come un Lego tutti i ragionamen­ti di chi si ostina a inventare e strumental­izzare questioni razziali e contrappos­izioni culturali, invocando blocchi navali, controlli delle frontiere e difese della purezza della razza. Politicità a parte,

Nomadic riprende e riorganizz­a materiali musicali accumulati da Maroccolo in questi anni: in uno spazio scenico dominato dalle splendide illustrazi­oni di Marco Cazzato animate da Michele Bernardi, Maroccolo e i suoi fedeli compagni di viaggio (Antonio Aiazzi, Simone Filippi, Beppe Brotto, Angela Baraldi e un sempre più sorprenden­te Andrea Chimenti) ci accompagna­no in Occidente, Africa e Medio Oriente, mescolando brani di diversa provenienz­a (perché anche la musica è per sua stessa natura nomade e contaminat­a): da ALONE (Imus, Tundra, L’Altrove Preludio), da Goran Bregovic (Ederlezi), da Franco Battiato (Aria di rivoluzion­e, Esodo, Gli uccelli), dai Litfiba (Peste), dai CSI (Inquieto, In viaggio), dai PGR (Sorgente d’Asia), dall’amato disco con Claudio Rocchi vdb23/Nulla è andato perso, tutto legato da un’incredibil­e coerenza stilistica. Concepito come un “mantra emozionale” (definizion­e di Maroccolo), Nomadic scorre via veloce, mandandoci a casa con la testa piena di bellissime immagini, suoni avvolgenti e concetti importanti. Sarebbe da portare nelle scuole.

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