Nomadic – Canto per la biodiversità Uno spettacolo di Telmo Pievani e Gianni Maroccolo
Auditorium Parco della Musica, Roma
“Non puoi bagnarti due volte nello stesso fiume. Vai perché la speranza, il bisogno e la fuga sono nomi dello stesso dio. Vai perché la vita è dolce, la vita non vale niente, la vita è un flusso e non te la puoi portare dietro. Vai perché sei vivo, perché muori, forse sei già morto. Vai perché devi”. Così recita
Time to Fly della poetessa inglese Ruth Padel, qui affidata alla voce di Angela Baraldi. E così la pensa anche Gianni Maroccolo. E il flusso della vita è il protagonista della sua nuova avventura artistica. La continuità concettuale che informa la sua produzione post-Litfiba è presente anche qui: dopo il finto album solista A.C.A.U., dopo la carovana di Nulla è andato perso (con annesso imponente disco dal vivo), dopo la sfida pazza di ALONE (cinque dischi in poco più di due anni), adesso è la volta di questo ambizioso Nomadic: non un semplice concerto, né una conferenza, né un testo teatrale, ma tutte e tre le cose assieme, un po’ alla maniera degli spettacoli tematici firmati Deproducers. Scritto insieme al filosofo evoluzionista Telmo Pievani, Nomadic usa il concetto scientifico di biodiversità e quello antropologico di nomadismo per mettere in scena una vera e propria storia alternativa dell’umanità. Una storia dalla quale, in soldoni, emergono due fatti: il primo è che da sempre l’uomo migra e migrando migliora il mondo, il secondo che tutti i popoli che abitano questo pianeta provengono da un unico luogo, l’Africa. Sembrerebbero due dettagli, e invece bastano da soli a smontare come un Lego tutti i ragionamenti di chi si ostina a inventare e strumentalizzare questioni razziali e contrapposizioni culturali, invocando blocchi navali, controlli delle frontiere e difese della purezza della razza. Politicità a parte,
Nomadic riprende e riorganizza materiali musicali accumulati da Maroccolo in questi anni: in uno spazio scenico dominato dalle splendide illustrazioni di Marco Cazzato animate da Michele Bernardi, Maroccolo e i suoi fedeli compagni di viaggio (Antonio Aiazzi, Simone Filippi, Beppe Brotto, Angela Baraldi e un sempre più sorprendente Andrea Chimenti) ci accompagnano in Occidente, Africa e Medio Oriente, mescolando brani di diversa provenienza (perché anche la musica è per sua stessa natura nomade e contaminata): da ALONE (Imus, Tundra, L’Altrove Preludio), da Goran Bregovic (Ederlezi), da Franco Battiato (Aria di rivoluzione, Esodo, Gli uccelli), dai Litfiba (Peste), dai CSI (Inquieto, In viaggio), dai PGR (Sorgente d’Asia), dall’amato disco con Claudio Rocchi vdb23/Nulla è andato perso, tutto legato da un’incredibile coerenza stilistica. Concepito come un “mantra emozionale” (definizione di Maroccolo), Nomadic scorre via veloce, mandandoci a casa con la testa piena di bellissime immagini, suoni avvolgenti e concetti importanti. Sarebbe da portare nelle scuole.