Un fuck you a tutto volume
In perenne bilico tra hard rock e alternative metal, tornano i Bad Wolves. L’importante è non perdere il groove.
Per volontà dell’ex DevilDriver
John Boecklin, gli statunitensi Bad Wolves sono nati, come una sorta di supergruppo, potendo contare su ex membri di Divine Heresy, God Forbid e In This Moment. Quando però i rapporti con Tommy Vext si sono incrinati, prima della pubblicazione di DEAR MONSTERS, trovare un nuovo cantante non è stato semplice. La scelta è ricaduta su Daniel Laskiewicz ed è arrivata la svolta con due lavori di studio, il secondo dei quali s’intitola DIE ABOUT IT ed è appena giunto nei negozi, capaci di imporre la band ai vertici della scena alternative metal. Nelle loro canzoni ci sono però così tanti elementi diversi, dal rap all’elettronica passando per il djent, che classificarle è diventato impossibile. A tale unicità si è poi aggiunta una produzione sempre più pulita e potente, in grado di esaltare le qualità del frontman e del chitarrista Doc Coyle, che ci ha parlato del processo che ha portato alla realizzazione dell’album.
Quali obiettivi vi siete posti stavolta?
Avevamo bisogno di chiudere l’esperienza precedente, che è stata caratterizzata da tour cancellati, problemi di salute e polemiche a distanza col nostro vecchio frontman. Questo nuovo lavoro è un sonoro
“fuck you”! Un modo di dire che siamo tornati, più aggressivi che mai, e che non ci curiamo di ritornelli radiofonici o classifiche. Non volevamo accontentare nessuno con queste canzoni.
Il grado di connessione con l’ascoltatore però è elevato. È solo una questione di testi?
Le liriche hanno un’importanza fondamentale nell’abilità di attrarre le persone, ma ogni pezzo di DIE ABOUT IT può essere considerato alla stregua di un singolo. Il nuovo album è all’insegna dell’imprevedibilità. Io stesso sono rimasto sbalordito quando ho ascoltato la parte rap nella title-track. Anche la componente r&b è sempre presente, così come quella elettronica, eppure queste sono le canzoni più heavy che abbiamo mai pubblicato.
In termini di produzione avete seguito dei template specifici?
No, l’idea era che ogni canzone dovesse lasciare il segno. Le inf luenze variano da Bring Me the Horizon a Slipknot, dalla musica pop agli Sleep Token oppure ai Megadeth, che seguo molto di più da quando hanno nei ranghi
Kiko Loureiro.
Vi sentite ancora un supergruppo?
Nella nostra testa non lo siamo mai stati. È negli occhi di chi guarda chi è super oppure no. Per rimanere a certi livelli devi avere perseveranza, scrivere in continuazione, organizzare tour e occuparti dei social. È un lavoro duro, ma serve a mantenere alta la motivazione.
70 HS:
Saper alternare passaggi aggressivi, percussioni ossessive e melodie orecchiabili non è da tutti e in generale gli statunitensi Bad Wolves sembrano avere trovato la stabilità necessaria per permettere alla propria fanbase di crescere ulteriormente. La decisione di puntare su Daniel Laskiewicz (ex The Acacia Strain) come sostituto di Tommy Vext si è rivelata vincente e John Boecklin (ex DevilDriver) è una furia dietro le pelli. La base di DIE ABOUT IT è un alternative metal di ampio respiro con crescendo ritmici costruiti ad arte. Le commistioni con altri generi danno colore agli arrangiamenti (in un pezzo appare anche Sara Skinner aka KILLBOY), l’elettronica gioca un ruolo essenziale, ma il groove è sempre enorme.