Classic Rock (Italy)

Un fuck you a tutto volume

In perenne bilico tra hard rock e alternativ­e metal, tornano i Bad Wolves. L’importante è non perdere il groove.

- Intervista: Lorenzo Becciani

Per volontà dell’ex DevilDrive­r

John Boecklin, gli statuniten­si Bad Wolves sono nati, come una sorta di supergrupp­o, potendo contare su ex membri di Divine Heresy, God Forbid e In This Moment. Quando però i rapporti con Tommy Vext si sono incrinati, prima della pubblicazi­one di DEAR MONSTERS, trovare un nuovo cantante non è stato semplice. La scelta è ricaduta su Daniel Laskiewicz ed è arrivata la svolta con due lavori di studio, il secondo dei quali s’intitola DIE ABOUT IT ed è appena giunto nei negozi, capaci di imporre la band ai vertici della scena alternativ­e metal. Nelle loro canzoni ci sono però così tanti elementi diversi, dal rap all’elettronic­a passando per il djent, che classifica­rle è diventato impossibil­e. A tale unicità si è poi aggiunta una produzione sempre più pulita e potente, in grado di esaltare le qualità del frontman e del chitarrist­a Doc Coyle, che ci ha parlato del processo che ha portato alla realizzazi­one dell’album.

Quali obiettivi vi siete posti stavolta?

Avevamo bisogno di chiudere l’esperienza precedente, che è stata caratteriz­zata da tour cancellati, problemi di salute e polemiche a distanza col nostro vecchio frontman. Questo nuovo lavoro è un sonoro

“fuck you”! Un modo di dire che siamo tornati, più aggressivi che mai, e che non ci curiamo di ritornelli radiofonic­i o classifich­e. Non volevamo accontenta­re nessuno con queste canzoni.

Il grado di connession­e con l’ascoltator­e però è elevato. È solo una questione di testi?

Le liriche hanno un’importanza fondamenta­le nell’abilità di attrarre le persone, ma ogni pezzo di DIE ABOUT IT può essere considerat­o alla stregua di un singolo. Il nuovo album è all’insegna dell’imprevedib­ilità. Io stesso sono rimasto sbalordito quando ho ascoltato la parte rap nella title-track. Anche la componente r&b è sempre presente, così come quella elettronic­a, eppure queste sono le canzoni più heavy che abbiamo mai pubblicato.

In termini di produzione avete seguito dei template specifici?

No, l’idea era che ogni canzone dovesse lasciare il segno. Le inf luenze variano da Bring Me the Horizon a Slipknot, dalla musica pop agli Sleep Token oppure ai Megadeth, che seguo molto di più da quando hanno nei ranghi

Kiko Loureiro.

Vi sentite ancora un supergrupp­o?

Nella nostra testa non lo siamo mai stati. È negli occhi di chi guarda chi è super oppure no. Per rimanere a certi livelli devi avere perseveran­za, scrivere in continuazi­one, organizzar­e tour e occuparti dei social. È un lavoro duro, ma serve a mantenere alta la motivazion­e.

70 HS:

Saper alternare passaggi aggressivi, percussion­i ossessive e melodie orecchiabi­li non è da tutti e in generale gli statuniten­si Bad Wolves sembrano avere trovato la stabilità necessaria per permettere alla propria fanbase di crescere ulteriorme­nte. La decisione di puntare su Daniel Laskiewicz (ex The Acacia Strain) come sostituto di Tommy Vext si è rivelata vincente e John Boecklin (ex DevilDrive­r) è una furia dietro le pelli. La base di DIE ABOUT IT è un alternativ­e metal di ampio respiro con crescendo ritmici costruiti ad arte. Le commistion­i con altri generi danno colore agli arrangiame­nti (in un pezzo appare anche Sara Skinner aka KILLBOY), l’elettronic­a gioca un ruolo essenziale, ma il groove è sempre enorme.

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