Oltre la canzone
THE NEXT BIG NIENTE è un disco libero, pieno di suoni, idee, influenze. Perché i Bud Spencer Blues Explosion volevano ripartire da zero.
Acinque anni da VIVI MUORI BLUES RIPETI, il duo romano torna con un album in cui psichedelia, il loro classico rock blues contaminato e d’avanguardia, kraut e tanto altro vanno a braccetto in un lavoro free, tra improvvisazione e una totale libertà espressiva e creativa. A loro la parola.
THE NEXT BIG NIENTE è fortemente sperimentale. Come è nata l’idea di un lavoro così anomalo?
Adriano Viterbini: Abbiamo registrato quello che avremmo voluto ascoltare, cercando di coniugare lo spirito live con l’energia che ci caratterizza. È un album duttile dove la musica è volutamente svincolata dalla forma canzone, ma raccontata con immagini quasi cinematografiche.
C’è molta attitudine psichedelica, ma anche uno sguardo a certe sonorità “desert rock”, tipo Bombino, Tinariwen o Mdou Moctar. È un riferimento?
Adriano: Sono sonorità che fanno parte del presente. Certe cose le abbiamo ascoltate, digerite e fatte nostre. Anche se non volevamo certo fare world music! A noi piace collaborare a progetti diversi dal nostro e di conseguenza quel background poi salta fuori, soprattutto quando fai cose non pensate o progettate.
Ci sono album o gruppi che hanno influenzato THE NEXT BIG NIENTE?
Cesare Petulicchio: Non siamo partiti da nessun progetto prestabilito. Durante la pandemia abbiamo ascoltato moltissima musica. Da quel pessimo periodo è uscita, in generale, tantissima bella musica, tanti dischi davvero interessanti, e poi dal momento in cui si è ritrovata la libertà e il fatto che fosse come ripartire da zero, ha reso certe produzioni come una specie di nuovo esordio. Da lì abbiamo accumulato tante influenze, suoni, idee. Abbiamo utilizzato elettronica e altro, andando oltre la “normale” canzone.
Nonostante esistano molti altri esempi, la formazione a due resta comunque piuttosto inusuale. L’avete avvertita a volte come un limite?
Cesare: In realtà, la percepiamo come una ricchezza. Partendo dalle nostre matrici, che possono essere quelle del Delta blues, abbiamo la possibilità di improvvisare, di andare verso qualsiasi direzione. Una prospettiva differente e stimolante, rispetto a una formazione più canonica e tradizionale.
In Italia la situazione concertistica è sempre piuttosto problematica, con locali tecnicamente precari e grandi eventi spesso gestiti malamente a scapito del pubblico. La vostra esperienza?
Cesare: Credo che siamo fortunati: in Italia esiste un giro alternativo con persone che riescono a vivere del proprio lavoro senza dover fare necessariamente pop. Questo grazie a una rete di locali, sia quelli ormai classici che parecchi nuovi che hanno aperto. Il problema è che siamo abbastanza isolati dall’Europa. Il linguaggio italiano è ritenuto ancora poco comprensibile, e in genere quando vai all’estero ti vengono a vedere prevalentemente gli italiani. THE NEXT BIG NIENTE è recensito a pag. 83.