La vita CHE DÀ LA VITA
Enzimi, batteri lattici, colture microbiche amiche ed estratti vegetali. Nei paesi nordici, questa è la grande categoria di “biosoluzioni”: substrati viventi utilizzabili per ottenere sostanze o meccanismi di azione che rispondano a specifiche esigenze. Un insieme di soluzioni che danno forma a un ambito vastissimo. Da insetti e batteri usati in agricoltura come protezione da organismi infestanti alla seta prodotta con le ragnatele per avere tessuti di ultima generazione, fino ad alghe come materia prima per l’industria e alla produzione di proteine alternative. Non solo. Questi substrati possono cambiare la nostra vita di tutti i giorni. Tra le superfici da pulire e i ripiani del frigorifero. Le biosoluzioni agiscono a livello microbiologico, attraverso meccanismi metabolici che disgregano composti dannosi e liberano sostanze utili. I batteri e i lieviti necessitano di nutrimento per sopravvivere. Nutrimento che può derivare anche da sostanze inquinanti per l’ambiente, in processi che vengono definiti “bio-bonifiche”. Il tutto è reso possibile dagli enzimi, sostanze di natura proteica che favoriscono e accelerano il loro metabolismo e le reazioni chimiche intermedie. «Questi processi – spiega Francesca Zaccarelli, esperta agri-food della Reale Ambasciata di Danimarca di Roma – non rilasciano contaminanti, richiedono meno energia rispetto ai processi convenzionali e si basano sui meccanismi di riequilibrio che troviamo anche in natura. Se meccanismi che usano sostanze chimiche tradizionali e processi ad alta intensità energetica mettono a dura prova le risorse della
MICROBIODIVERSITÀ IN EQUILIBRIO
MICROBIOTI
Piccole vite diverse per la vita
RISPETTOSI
Non inquinanti ed equilibratori
STRATEGICI
Riducono il nostro impatto
Terra, quelle enzimatiche le proteggono». Già nel 2017, il team dei ricercatori coordinato da Brian Fox (Università del Wisconsin di Madison) ha visto all’opera un enzima mentre degradava il toluene, un composto usato come solvente per vernici – responsabile dell’odore caratteristico – e contenuto nella benzina.
Allo stesso modo, anche in casa, batteri ed enzimi possono eliminare patogeni e sporco. Questi, «aggiunti a specifici detergenti, contrastano l’insorgenza di microrganismi dannosi – prosegue Zaccarelli –: ristabiliscono un microbiota positivo nell’ambiente in cui viviamo, ci proteggono e rendono superflui disinfettanti chimici artificiali che, spesso, sono responsabili dell’emissione di composti organici volatili tossici e dell’inquinamento delle acque». Una piccola particella di vita, invece, ricrea l’equilibrio microbico e impedisce il proliferare di batteri indesiderati: pastiglie microbiotiche da usare negli scarichi o spray per le superfici creano barriere che colonizzano le diverse parti della casa e fanno sì che sopravvivano solo i batteri buoni, o ancora altre strategie impediscono il proliferare di muffe in tessuti e paresti e, quindi, anche i cattivi odori. Allo stesso tempo, gli enzimi possono rendere più efficaci i prodotti sgrassanti: i detergenti spray con aggiunta di lipasi rimuovono fino al 367% in più di sporco grasso.
Per lo stesso principio, i batteri lattici utilizzabili nell’industria alimentare possono aumentare la durabilità degli alimenti e alcuni enzimi possono migliorarne la qualità. «Esistono colture di lactobacilli – aggiunge Zaccarelli – che prolungano la vita di yogurt e altri prodotti freschi, utilizzando meccanismi di bio-protezione contro batteri contaminanti. Specifici enzimi invece possono rendere migliore la texture del pane, con una mollica più soffice o un gusto più ricco e, in particolare, abbassarne il ph così da impedire alle muffe di proliferare. Se il cibo dura più a lungo, la qualità dell’alimentazione sarà maggiore e, insieme, il rischio di sprechi si ridurrà di molto.
Infine, anche nell’orto si possono usare consorzi microbici al fine di aumentare la produttività e la salute delle piante, creando condizioni favorevoli in termini di equilibrio biotico e di percentuale di umidità benefica. Al bio-stimolo si possono anche affiancare meccanismi di bio-controllo, che combattono naturalmente muffe e virus delle colture arboree. «I Paesi del Nord Europa, e la Danimarca in particolare – conclude Zaccarelli –, hanno compreso da tempo che questo è un settore dal potenziale ambientale ed economico elevatissimo. Prendere spunto dalla loro esperienza potrebbe dare anche all’italia gli strumenti per uno sviluppo più sostenibile».