Vanity Fair (Italy)

EDITORIALE

- Di Simone Marchetti

La giornata è piovosa, grigia, una di quelle mattine di Milano che non mettono proprio di buonumore. Fuori dal Cinema Anteo c’è una lunga fila di persone con gli ombrelli. Molti sono giovanissi­mi. È sabato, 24 novembre 2018. Qualche settimana prima mi hanno nominato nuovo direttore di Vanity Fair. Entro anch’io in sala e mi siedo in ultima fila. Le luci si spengono e sul palcosceni­co arriva Mika: nel silenzio generale, l’artista si racconta come non gli ho mai sentito fare. Vederlo così, dal vivo, in una versione più intima e vicina della classica intervista su una pagina scritta o sullo schermo della television­e, mi fa capire (ancora di più) come un giornale oggi possa, anzi, debba diventare esperienza, sorpresa, emozione e progresso. Una nuova era dell’informazio­ne e dell’intratteni­mento. Un’era che non si era mai vista prima.

Sono passati quattro anni da quel momento, dal primo Vanity Fair Stories, il festival di Vanity Fair che riunisce dal vivo i più grandi artisti italiani. E sono passati anche quattro anni dal mio arrivo in questo giornale. A dire il vero, di anni ne sembrano passati almeno dieci, complici la pandemia e tutte le rivoluzion­i in atto. Questi anni ci hanno cambiati e temprati. Ci hanno soprattutt­o messi alla prova in un mondo nuovo, più difficile, è vero, ma anche ricco di altri scenari e di altre opportunit­à.

Una di queste opportunit­à è senza dubbio la nuova edizione di Vanity Fair Stories prevista per il prossimo weekend, sabato 26 e domenica 27 novembre: la città è sempre Milano, ma quest’anno abbiamo scelto un luogo ancora più grande e glorioso, il Teatro Lirico Giorgio Gaber, istituzion­e culturale cittadina da poco restituita in tutto il suo splendore. Qui e per due giorni più di 100 artisti, ovvero più del doppio rispetto alle precedenti edizioni, si riuniranno per raccontars­i, per esibirsi, per cantare e recitare dal vivo in una serie di talk che fanno sembrare Vanity Fair quasi come un Festival di Sanremo a Milano. L’ingresso è ovviamente gratuito e aperto a tutti, ma vi consiglio di prenotare al più presto il vostro posto su vanityfair.it: la scorsa settimana, a solo un giorno dalla messa online del calendario degli artisti, molte performanc­e erano già sold-out (non era mai accaduto prima e in così breve tempo!).

Insomma, godetevi questo numero di Vanity e non perdetevi il nostro Festival. E se non siete a Milano o non potete intervenir­e, c’è sempre la diretta streaming sul nostro sito e sui nostri canali social. Un’altra volta ancora: siamo e restiamo accanto a voi. Perché in questi quattro anni Vanity Fair è diventato molto più di un giornale: è uno streaming culturale di emozioni, di notizie, di esperienze, di eventi, di progresso. Vanity è quella persona speciale che non vedete l’ora di incontrare di nuovo. Quella che vi sa prendere per mano per restare sempre accanto a voi. E con quella persona, con Vanity Fair, ogni momento diventa un momento speciale.

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