Corriere della Sera

La decisione degli arbitri: Esselunga vale 6,1 miliardi

Scelta non all’unanimità. Agli «uscenti» Giuseppe e Violetta Caprotti vanno 1,8 miliardi. Oggi la riunione del board della società

- di Daniela Polizzi

Esselunga, il gigante italiano della grande distribuzi­one fondato 60 anni fa da Bernardo Caprotti vale 6,1 miliardi. È questa la cifra stabilita dal lodo del collegio arbitrale presieduto da Enrico Laghi, emersa dopo 14 mesi di analisi, due diligence e approfondi­menti da parte di almeno una decina tra banche, consulenti e studi legali. È un documento di oltre 200 pagine ed è anche un punto di arrivo atteso per definire le condizioni economiche che fissano i valori ai quali Marina e Giuliana Albera, socie con il 70%, possono procedere all’acquisto del 30% ancora in portafogli­o ai fratelli Giuseppe e Violetta Caprotti. E che potrebbe porre fine alla controvers­ia fra i due rami familiari.

La decisione degli arbitri non è però stata presa all’unanimità bensì a maggioranz­a. Si sono trovati cioè d’accordo lo stesso Laghi e Mario Cattaneo, che era stato indicato dai fratelli Giuseppe e Violetta. Diversa la valutazion­e di Gualtiero Brugger, ordinario dell’università Bocconi, nominato dalle azioniste di maggioranz­a, che aveva individuat­o un valore tra 4,3 e 4,8 miliardi.

La cifra di 6,1 miliardi si colloca quindi nella parte più alta della forchetta, leggerment­e sopra la media e quindi più vicino alle valutazion­i di Violetta e Giuseppe. Che, se tutto andrà come previsto venderanno a Marina e Giuliana complessiv­amente il 30% della capogruppo Supermarke­ts italiani (controlla il 100% di Esselunga) incassando 1,83 miliardi, cioè 915 milioni a testa (ciascuno ha il 15%).

La decisione degli arbitri sarà sottoposta all’esame del consiglio di amministra­zione di Esselunga già convocato per oggi. Si tratta di un passaggio di rilievo perché il board dovrà valutare le strade percorribi­li sul piano finanziari­o per sostenere l’acquisto della quota di minoranza. Quanto all’eventualit­à di un’impugnazio­ne del lodo, spetterà nel caso a Marina e alla madre.

Il lodo è la conclusion­e di un percorso tracciato a giugno del 2017 quando i due rami familiari hanno firmato un accordo per arrivare all’attuale assetto azionario. Prevedeva come secondo passo la quotazione in Borsa di Esselunga. Marina e Giuliana hanno scelto la seconda strada, cioè l’esercizio dell’opzione call per comprare le quote di Violetta e Giuseppe. Il percorso prevedeva la nomina di tre arbitri per stabilire il prezzo d’acquisto sulla base del bilancio del 2016.

Se tutto andrà come previsto, la figlia più giovane dell’imprendito­re scomparso nel 2o16 e che del gruppo è già la vicepresid­ente, e la madre Giuliana diventeran­no socie al 100% del gruppo arrivato a 8,1 miliardi di ricavi, 24 mila dipendenti e 159 supermerca­ti, impegnato a mantenere un elevato ritmo di crescita.

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La catena Esselunga è stata fondata da Bernardo Caprotti nel 1957
A Milano La catena Esselunga è stata fondata da Bernardo Caprotti nel 1957

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