Bruxelles: ok di Vestager alle nazionalizzazioni Roma: serve flessibilità
Disco verde Ue anche per le nuove garanzie pubbliche di liquidità alle imprese
Nel desiderio di venire incontro ai governi impegnati a sostenere l’economia nazionale durante la quarantena provocata dalla pandemia influenzale, la Commissione europea ha annunciato ieri che già questa settimana dovrebbero entrare in vigore nuove norme per facilitare operazioni di ricapitalizzazioni e di nazionalizzazioni delle società in particolare difficoltà. Intanto sempre ieri Bruxelles ha autorizzato nuove garanzie pubbliche di liquidità alle imprese italiane.
Interpellata ieri durante un punto stampa quotidiano, la portavoce della Commissione europea Arianna Podestà ha spiegato che l’esecutivo comunitario si sta consultando con i governi in vista di un emendamento alle regole sugli aiuti di Stato che permetterebbe temporaneamente «iniezioni di capitale» nelle aziende in crisi. «L’emendamento potrebbe entrare in vigore già questa settimana» e si applicherebbe sia alle nazionalizzazioni che alle ricapitalizzazioni.
La Commissione ha precisato che queste misure avrebbero luogo in casi di estrema ratio, con chiare linee-guida per quanto riguarda l’entrata e l’uscita dal capitale, così come il livello di remunerazione e il governo dell’impresa. L’obiettivo è di limitare per quanto possibile le distorsioni al libero mercato, ha spiegato la signora Podestà. Secondo le informazioni raccolte qui a Bruxelles, le misure straordinarie dovrebbero essere permesse solo per le società che non erano già in difficoltà al 31 dicembre del 2019 (Alitalia sarebbe quindi esclusa).
Alcuni paesi membri – come la
Finlandia, la Svezia e l’Olanda sono profondamente contrari a permettere nazionalizzazioni d’emergenza per paura di mettere a soqquadro il mercato unico. Altri paesi, a cominciare dalla Francia, dall’Italia e dalla Germania, non hanno questa preoccupazione. Sul dossier delle possibili temporanee nazionalizzazioni sono al lavoro in Italia direttamente la presidenza del Consiglio, il ministero dell’Economia e il ministero dello Sviluppo economico.
In questi giorni, nei consessi comunitari, il governo Conte ha chiesto una certa flessibilità sulle finestre temporali relative al possibile mantenimento della quota pubblica nelle imprese. Secondo la proposta di Bruxelles su cui gli stati membri stanno dando la loro opinione, controlli specifici da parte della Commissione avrebbero luogo per le operazioni superiori ai 100 milioni di euro. Francia e Italia hanno proposto la soglia di 250 milioni, la Germania di 5 miliardi di euro. L’esecutivo comunitario prenderà una decisione in piena autonomia.
Inevitabilmente, la discussione riflette non solo il desiderio di salvare imprese in difficoltà, ma anche di difenderle da eventuali acquirenti extra europei in un contesto di calo drastico dei prezzi sui mercati azionari, un principio che ha già ispirato in Italia il recente rafforzamento della normativa sul “golden power” e la revisione dei tetti della Consob relativi alle comunicazioni obbligatorie sulle acquisizioni, entrambi contenuti nel “decreto liquidità”.
Nel frattempo, sempre ieri la Commissione europea ha dato il benestare alle garanzie pubbliche di liquidità alle imprese, così come richiesto dal governo Conte. In tutto, si tratta di 200 miliardi di euro (si veda Il Sole/24 Ore del 12 aprile). In queste settimane di emergenza, Bruxelles ha preso 54 decisioni per approvare aiuti di stato straordinari a seguito di 66 decisioni nazionali in 22 paesi membri. In ballo vi è l’uso di denaro pubblico per oltre 2.000 miliardi di euro.