Rubini, smeraldi e zaffiri Il caso delle pietre lab-grown
Vengono sviluppate a partire da un frammento, l’idea di Live Diamond
Incastonati negli orecchini di Meghan Markle, fotografata a Londra a gennaio 2019, hanno catturato la curiosità. Orecchini di diamanti «coltivati» in laboratorio o lab-grown, ad Antwerp la capitale dei diamanti da secoli. La Bbc ha messo sotto la lente il fenomeno dei diamanti sviluppati in laboratorio da un piccolo seme naturale, un frammento di pietra, con risparmio in termini di energia e consumo d’acqua rispetto alle pietre estratte in miniera. Risultato: oggi quasi il 70% dei Millennials considerano (spesso per anelli di fidanzamento) l’opzione di un brillante lab-grown. E secondo un report dell’Antwerp World Diamond Centre, i labgrown diamond, in genere accresciuti in laboratorio con un processo chiamato High Pressure High Temperature system, sono un trend in rapida ascesa: il segmento di mercato sta crescendo dal 15% al 20% anno su anno.
Dall’autunno scorso i diamanti «cresciuti» in laboratorio escono anche da una realtà tutta italiana: Live Diamond. «E a luglio ai diamanti si aggiungeranno le prime gemme di colore italiane lab grown: rubini, smeraldi e zaffiri ecologici dando vita a gioielli preziosi e rispettosi dell’ambiente», anticipa Francesca Ginocchio di Live Diamond, Global Marketing Advisor Morellato Group.
«Live Diamond fa parte del gruppo Morellato, anche se vive di luce propria», precisa Ginocchio che spiega il processo che porta alla creazione dei nuovi diamanti: «Si parte da un piccolo frammento di gemma preziosa che viene fatto crescere in laboratorio dove si ripristinano le medesime condizioni in cui si creano le gemme naturali. E il risultato sono diamanti, rubini, smeraldi e zaffiri con le stesse caratteristiche di purezza, lucentezza e caratura delle gemme estratte, tanto che le abbiamo sottoposte alla certificazione Igi (International Gemological Institute)». Per
Eco
«Prima la sostenibilità di un gioiello era un plus, oggi c’è una fortissima richiesta»
sgombrare il campo da possibili equivoci con i diamanti sintetici? «Esattamente, proprio per la novità dei nuovi diamanti si rischia di assimilarli alle gemme di sintesi che nulla hanno a che fare per materiali, processo produttivo con i diamanti naturali».
Il progetto Live Diamond è stato lanciato worldwide nel 2020, «il lavoro di studio è partito prima ma il piano ha subito un’accelerazione nell’ottobre 2020, anno particolare per le sfide del contesto globale — continua Ginocchio —. Fino a qualche anno fa la sostenibilità di un gioiello era un plus, oggi invece c’è forte richiesta di tema di ecologia». C’è anche un vantaggio di prezzo. Di quanto? «Da -20% a -40% il prezzo dei labgrown rispetto ai diamanti tradizionali: è un diamante a tutti gli effetti, ma democratico. E la certificazione Igi, un ente terzo, aiuta a far comprendere che non è sintetico, semmai un diamante ecologico. E ancora con un procedimento di crescita in laboratorio partendo da un frammento naturale, adesso ci prepariamo al lancio dei rubini e smeraldi lab grown: è l’orgoglio del presidente del gruppo, Massimo Carraro, che ama definirci un’azienda di innovatori».
Con il progetto Bespoke di Live Diamond sarà possibile creare il proprio gioiello personalizzato. «Viene consegnato in 4 settimane e si può selezionare la tipologia della pietra, la caratura e la preziosità dell’oro: 18 carati o 9 carati. È un lancio mondiale su vari mercati, e sappiamo che ci sono Paesi che prediligono il 9 carati (più accessibile), altri i 18 carati. Ed è un’ulteriore apertura democratica».
Il prezzo
«Stesse caratteristiche di purezza, lucentezza e caratura, ma prezzi fino al 40% inferiori»